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Palermo vastasissima

I palermitani buoni puliscono. I cattivi sporcano. I vastasi insozzano. Gli educati, no. Ma siamo sicuri che ci sia davvero una differenza?

Il caso di via Palatucci
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2 min di lettura

Ecco le cronache di Palermo vastasissima. Pochi conoscevano l’esatta ubicazione e perfino l’esistenza in vita di una via Palatucci. Da ieri, la suddetta strada ha un posto speciale nell’albo d’oro della panormitudine pornografica, che tracima nella barbarie più hard. L’hanno ripulita uomini e mezzi della Rap. Ignoti l’hanno devastata. Chi? Non si sa. E’ il timbro di ogni azione e reazione. Il bene ha sempre un nome, il male è vastaso e anonimo. Dalla munnizza, al ciaffico, alla mafia, la regola non cambia: i palermitani buoni esibiscono volontà santa, distintivo senza chiacchiere e operosità. I palermitani cattivi si muovono col favore delle tenebre, si coalizzano, scansando ogni rischiosa condivisione di percorsi e strategie. Colpiscono con lame ombreggiate nel buio. Una voce domanda: chi è stato? Altre voci che non hanno volto rispondono nel beffardo modo di Ulisse al cieco Polifemo: nessuno.

E alla fine delle voci, la città è cieca perché accecata da se stessa, avvolta nella benda della sua contraddizione. La città tenta di redimersi e si condanna. I palermitani buoni e cattivi albergano, in una singolare schizofrenia, nelle stesse persone, negli stessi corpi, nelle stesse anime sdoppiate tra eroismo e vastasaria. La voce che domanda e la voce che risponde provengono entrambe da un’identica in-coscienza. Fenomeno curioso che lascia impallidire la virtù del dottor Jekyll calato, per sua scelta e poi a sua insaputa, nel vizio del signor Hyde. Il dottor Jekyll – racconta Robert Stevenson – era un medico probo, generoso, amabile e umile. Beveva la pozione e prendeva su di sé i panni e i crimini dell’orrendo Mr. Hyde, l’uno non recando memoria dei gesti dell’altro.

Così siamo noi palermitani. Scriviamo lettere ai giornali per protestare vibratamente contro la munnizza, contro i rifiuti, contro tutti, contro la stirpe nascosta della municipalità sotterranea che ci avvelena i pozzi. I cattivi si accampano oltre la cerchia delle nostre conoscenze, gnomi ributtanti che nessuno ha mai visto. Eppure, se lo sfacelo è tale, sicuramente vivono tra noi. I palermitani cattivi, per l’appunto, insozzano. Rimettono nell’ormai rinomata via Palatucci i detriti che i timorati del decoro avevano tolto. Progettano il male ovunque. Pagano i posteggiatori abusivi e non si fa. Mettono la macchina sui passaggi per disabili e non si fa. Gettano i sacchetti di spazzatura da clandestini e non si fa.

Infine, malvagi e probi tornano a casa soddisfatti della giornata trascorsa. Si specchiano. E scoprono, nel riflesso, la dolcezza di Jekyll accanto al ghigno di Hyde. Ogni palermitano ha in sé i due estremi: pretende dal prossimo un aplomb svedese che è lettera morta nella pratica quotidiana. Via Palatucci non si configura più nemmeno come eccezione. E’ una nuova, noiosa puntata di Palermo vastasissima che noi continuiamo ad amare, non perché ci piaccia la speranza di una bellezza futura, ma perché abbiamo bisogno di sguazzare nel fango, per sentirci finalmente all’altezza dei nostri vizi.

Ps. A proposito. Qualcuno conosce un posteggiatore abusivo non troppo esoso e solo moderatamente maleducato in zona Politeama?

 


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