PALERMO – È stata la nonna a raccogliere il drammatico racconto del nipotino.
Dil bimbo, che all’epoca dei fatti aveva meno di dieci anni, durante il bagnetto le disse che non voleva tornare a casa della mamma perché lì c’era lo zio che lo costringeva a fare le “cose porche”.
Lo zio è stato condannato ieri a 7 anni e mezzo di carcere dalla seconda sezione del tribunale di Palermo.
I giudici hanno riconosciuto una provvisionale immediatamente esecutiva in favore del padre e dei nonni paterni del bambino (rispettivamente di 10 e 5 mila euro), mentre la cifra complessiva del danno sarà stabilita in sede civile. I familiari erano costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Salvatore Ferrante.
La violenza sessuale sarebbe maturata nel contesto della separazione dei genitori che vivevano in un quartiere popolare delle vecchia Palermo.
Mamma e papà avevano l’affidamento congiunto del piccolo. Il fratello della madre avrebbe approfittato della sua innocenza.
Il padre e i nonni hanno raccolto in una registrazione il racconto del bimbo. La difesa ha contestato la genuinità della testimonianza, contestando che fosse stata indotta dagli adulti.
Ed invece sia la Procura che i giudici del tribunale hanno ritenuto il suo racconto credibile ed è arrivata la condanna, così come chiesto dai pm della sezione reati contro le fasce deboli, coordinata dal procuratore aggiunto Laura Vaccaro.