Già riconosciuto come proprio “presidio” da Slow Food, adesso il pane nero di Castelvetrano ha anche il marchio ‘Deco’ o denominazione comunale d’origine.
Uno strumento del 1990 poco conosciuto che l’amministrazione comunale della cittadina del Trapanese ha voluto rispolverare per dare una ulteriore spinta allo sviluppo della propria produzione agroalimentare. Con tanto di delibera e di regolamento, il marchio è già operativo. Dovranno ora essere i panificatori a rivolgersi all’assessorato comunale per lo Sviluppo Economico per ottenere la prestigiosa certificazione di qualità. Come gli altri – doc, dop, igp – anche il marchio deco attesta la qualità e offre garanzie al consumatore sul rispetto delle più antiche tradizioni locali di produzione. I produttori che vorranno averlo per il proprio prodotto, dovranno attenersi scrupolosamente ad uno specifico regolamento che la stessa amministrazione civica ha già varato. La norma a cui il provvedimento si riferisce è la 142 del 1990. E’ grazie ad essa che i Comuni hanno la possibilità di disciplinare – nell’ambito dei principi sul decentramento amministrativo – in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali. Tipicità e localizzazione: tutto riporta alla tutela delle produzioni locali, alla protezione dei prodotti da abusi e imitazioni, alla identificazione del territorio con i prodotti della terra e della tradizione enogastronomica. Un modo in più, in sostanza, per collegare il prodotto alla cultura locale, al suo Comune, al luogo dove esso si produce da sempre. A differenza degli altri marchi di qualità, protagonista di questa “certificazione” di tipicità, che è essenzialmente un mezzo di promozione, è, dunque, il Comune, quale organismo di tutela di culture, usi, tradizioni, cibi, vini. E dopo il pane nero, sarà il turno del marchio anche per la granita di limone e i prodotti derivati dalla trasformazione delle olive da mensa. Sarà una commissione ad hoc ad occuparsi del rilascio del marchio su richiesta dei produttori interessati. Ma il ruolo del pubblico non basta a rendere un prodotto “ricchezza”. Anche il privato deve fare la sua parte. “E’ evidente – sottolinea Felice Errante, assessore comunale allo Sviluppo economico – che la riuscita di questo ambizioso progetto dipenderà, in massima parte, dall’interesse e dal coinvolgimento che sapremo suscitare verso i cittadini, i produttori presenti sul territorio, le organizzazioni del settore, gli enti di promozione, tutti gli altri interlocutori”.