Qual è stato il significato della visita di Papa Francesco a Palermo? A che punto è l’aspirazione alla rinascita che si è costruita intorno alla morte violenta di don Pino Puglisi?
Sono due interrogativi molto importanti e connessi che richiamano le stesse sensibilità, gli stessi temi, nel viaggio di Sua Santità, che ormai appartiene alla memoria. Non solo perché Papa Bergoglio è venuto a rendere omaggio all’apostolato del prete di Brancaccio, ma perché don Pino si può definire un ‘bergogliano’ ante litteram.
Il pontefice venuto dalla fine del mondo e il sacerdote ucciso sull’uscio di casa non sono dissimili, se li misuriamo con l’identico metro del cambiamento come traguardo finale. Papa Francesco sta incidendo nella Chiesa, accettando la reazione delle trincee più conservatrici, come don Pino incise nell’esperienza della sua Brancaccio, accettando il martirio.
A che punto è la memoria di don Pino? Un’altra domanda a cui non sfuggire. Cosa abbiamo conservato di lui? Siamo stati all’altezza del suo esempio?
La risposta ha luci e ombre. La Chiesa di Palermo, dopo qualche momento complicato, dovuto alle dimensioni dell’evento, si è finalmente messa sulla strada dell’apostolo di Brancaccio. L’arcivescovo Corrado Lorefice ha rimarcato in tutti i suoi interventi il significato di un impegno che non può limitarsi a una, pur necessaria, dimensione di sacrestia.
La Chiesa di Palermo, oggi, è con la sua Palermo, ha sposato le cause di una città e si rivolge alle periferie, perché questo era il messaggio concreto di ‘3 P’, il risanamento morale e materiale della periferia intesa come laboratorio. Ma il cammino è difficile. Ci sono ancora troppe borgate lontane, troppe Brancaccio che non sono ancora Palermo e che aspirano a diventare tali.
In questa criticità, con un occhio ai miglioramenti e uno alle difficoltà, si è innestato il viaggio di Papa Francesco, portatore di un cambiamento universale che attraversa la storia del nostro cambiamento come cattolici, come laici, come palermitani. Ed è una prima volta che può assumere, se riusciremo a farne memoria nel modo giusto, il segno di una speranza definitiva. Non c’era un modo migliore per celebrare il venticinquesimo anniversario del sacrificio di don Pino Puglisi.