In un mondo sempre piú connesso, in cui social media e tecnologie digitali hanno moltiplicato le opportunità di interazione, il senso di isolamento -soprattutto tra le giovani generazioni- appare paradossalmente amplificato.
L’illusione delle connessioni
Questo perché le connessioni virtuali, che a prima vista sembrano oggi rendere possibili interazioni un tempo impensabili (consentendo, grazie all’abbattimento delle barriere geografiche, una comunicazione in tempo reale con chiunque nel mondo), di fatto non riescono a soddisfare i bisogni emotivi e relazionali più profondi.
Nonostante si abbia infatti la possibilità di restare in contatto con tantissime persone, le relazioni rimangono quasi sempre superficiali, in quanto è la “qualità” dei legami ad essere piú importante della loro quantità.
Ed una rete di connessioni virtuali non è quasi mai idonea a garantire il supporto emotivo e la comprensione, che derivano invece da rapporti autentici e profondi.
Assenza di contatto fisico
Le interazioni online sono prive di quella componente fondamentale di ogni relazione umana che è il contatto fisico: abbracci, strette di mano o semplici gesti di vicinanza che rafforzano l’empatia e creano un senso di intimità e di calore umano.
Il contatto diretto risulta dunque essenziale per costruire e mantenere legami emotivi autentici e profondi, e le relazioni virtuali possono semmai accompagnare lo stare assieme in presenza, ma non sostituirlo.
Mancanza della comunicazione non verbale
La componente non verbale della comunicazione umana è fondamentale sia per un’espressione piú fedele di sé stessi che per una completa comprensione dell’altro.
Espressioni facciali, tono di voce, gesti e postura sono tutte sfumature molto importanti che caratterizzano la comunicazione faccia a faccia, e che mancano invece nelle interazioni virtuali.
Gli scambi online limitano infatti questa ricchezza comunicativa, impedendo la comunicazione di stati emotivi o intenzioni, favorendo un senso di vuoto ed isolamento anche in presenza di molte “connessioni”, e facendo nascere incomprensioni e fraintendimenti specialmente nei messaggi scritti.
Il peso del confronto sociale
Avere molte connessioni virtuali aumenta l’esposizione a contenuti che mostrano “vite idealizzate”, portando a confrontarsi continuamente con la felicità ed il successo (quasi sempre “apparenti”) degli altri.
La conseguenza è un confronto sociale “negativo”, causato da sentimenti di inadeguatezza e di inferiorità che nascono dal “non sentirsi all’altezza degli standard mostrati dagli altri”.
Perdendo di vista il fatto che ciò che si vede online è spesso una “versione filtrata” della realtà e divenendo vittime dell’illusione della perfezione altrui, si può incorrere in sentimenti di forte insoddisfazione nei confronti di sé e della propria vita, chiusura in sé stessi ed isolamento.
Paradossale dunque, ma reale, la solitudine di chi, nell’era dell’iperconnessione, vede le proprie esperienze sociali impoverirsi!
Questa realtà riguarda sempre piú giovani che, in perenne connessione digitale, finiscono per trascurare l’esperienza concreta delle relazioni: “nonostante la miriade di schermi che li circonda, cresce il loro senso di solitudine”.
L’importanza vitale della socialità
Da che mondo è mondo “socialità ha sempre voluto dire sopravvivenza”: sul pianeta gli uomini sono sopravvissuti, senza ombra di dubbio, in quanto “creature sociali”.
I primi esseri umani vivevano infatti in ambienti ostili, dove la cooperazione era essenziale per cacciare, difendersi dai predatori e procurarsi risorse, e “la solitudine era spesso sinonimo di morte”.
Far parte di un gruppo è sempre stato dunque un desiderio innato, qualcosa di utile alla sopravvivenza e atto a soddisfare un bisogno psicologico fondamentale: quello di “appartenenza”.
La “regressione” della socialità
La dimensione della socialità si è via via ampliata per includere nuove forme di connessione, tra cui quelle odierne tecnologiche e virtuali, mancanti però di gran parte delle caratteristiche di quelle reali.
La rapida introduzione di nuovi strumenti e modalità comunicative ha trovato impreparati ad una riflessione sul loro uso, e non ha permesso di scongiurarne gli effetti collaterali; la sensazione diffusa è stata ed è, purtroppo, quella di un parallelo e vertiginoso “aumento del senso di solitudine”.
Un po’ alla volta, senza accorgersene e senza immaginarne i rischi, le società hanno fatto regredire la necessità di socialità da un bisogno vitale a un “fattore accessorio”.
L‘iperconnessione, che a prima vista sembrava avvicinare agli altri, ha comportato il sacrificio della “qualità” delle relazioni sull’altare della quantità e, soprattutto, la rinuncia alla possibilità di vivere una vita più piena e autentica per la falsa sicurezza di un mondo virtuale che, purtroppo, non pottá mai sostituire quello reale.
Il recupero delle “relazioni reali”
Per contrastare questa realtà è necessario ristabilire le giuste proporzioni tra il mondo digitale e quello reale, dando priorità alle relazioni significative e alla connessione umana autentica.
Partendo da una limitazione del tempo trascorso online, per evitarne la dipendenza (altro aspetto preoccupante dell’uso smodato della tecnologia), ed investendo piuttosto il tempo in attività sociali che prevedano il “contatto diretto” con gli altri e conversazioni significative.
La tecnologia può essere un potente strumento di connessione -che affianchi, arricchisca e non sostituisca le relazioni reali-, ma richiede consapevolezza e un uso equilibrato per evitare che diventi fonte di alienazione e causa di solitudine.
L’unico vero antidoto alla solitudine è vivere a pieno le emozioni attraverso l’esperienza concreta, in modo da non avere “carenze di vita vera” che si tenderá a compensare con un uso smodato degli strumenti digitali…
..per poi scoprire che, nell’illusione di vincere in questo modo la solitudine, si rimarrà delusi perché ci si sentirá ancora più soli.
[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]