CATANIA – Ancora non ha occupato l’ufficio che è stato fino a qualche mese fa di Giovanni Tinebra. Salvatore Scalia, neo Procuratore Generale di Catania, ha lasciato il trasloco l’ultima delle incombenze e si è concentrato nella nuova organizzazione dell’ufficio. “I miei figli mi hanno detto che quando non ero procuratore generale avevo più tempo. Altro che passerelle e consegne di premi…” – racconta. Non manca di ironia Scalia che dal 23 aprile, quando il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso all’unanimità per la nomina, ha bandito il riposo per lincontrare personale e magistrati e avviare Un colpo d’ascia con il passato o continuità con l’impronta di Tinebra? “Con i colleghi l’abbiamo chiamata la nuova procura generale, ma non perchè ci sia una crasi con la precedente, c’è una continuità ma con un salto di entusiasmo perchè siamo tutti più giovani”.
Procuratore parliamo di sicurezza del Palazzo di Giustizia, un tema tornato fortemente sensibile dopo la sparatoria a Milano?
Il problema della sicurezza è del procuratore generale che però ha scarsissimi mezzi. Noi non abbiamo metal detector funzionanti, stiamo cercando di fare riparare l’esistente che era stato abbandonato da tempo. Non non possiamo richiedere alle forze di polizia un impegno ulteriore per la protezione dei palazzi di giustizia. Io penso che la magistratura debba soprattutto curarsi della serenità e della sicurezza dei cittadini. Noi non possiamo distogliere dalla strada un numero di personale di polizia eccessivo.
Quanti operatori prestano servizio in Tribunale per la sicurezza?
Un numero sicuramente insufficiente. Noi stiamo cercando di rafforzarlo attraverso una sorta di vigilanza dinamica, cioè le forze di polizia non vigilano dieci ingressi, ne vigilano due e poi si muovono all’interno del Palazzo di Giustizia.
Nell’accesso laterale il metal detector ci sarà?
No perchè dall’accesso laterale possono entrare soltanto gli operatori di giustizia. Quando il Comune farà alcuni lavori, noi chiuderemo tutti i pomeriggi e probabilmente anche il sabato l’entrata di via Giuffrida, in modo da svincolare il personale e destinarlo ad altri compiti più efficaci di quello di stare a guardare i tesserini degli avvocati.
Per il pubblico?
Il pubblico passa dal metal detector e da qualche tempo i controlli sono più efficaci.
I fatti di Milano hanno prodotto dunque un effetto?
Hanno creato una maggiore attenzione. Si sta cercando di rendere più efficente il sistema di sicurezza. Tutto questo porta disagio, perchè un po’ di coda c’è. Perchè tutti sono bravi a dire a me non hanno guardato bene il tesserino mentre sono entrato, però nello stesso tempo nessuno vuole fermarsi a far vedere il tesserino. Purtroppo scontiamo il fatto di essere siciliani.
Organizzativamente cosa è cambiato in tema di sicurezza?
Sto cercando di togliere il personale dove non è necessario e di metterlo in altre sezioni: come quella del lavoro o al tribunale dei minorenni. Questi ultimi sono degli uffici di grande sensibilità dove si discute di vicende di grande impatto personale e che allo stato sono meno tutelati rispetto ad altri uffici. Togliere un bambino a un papà e a una mamma comporta delle reazioni scomposte, anche se comprensibili, che necessitano di un intervento immediato.
Oltre alla sicurezza, a quali settori ha dato priorità in questa prima fase del suo incarico?
Io per otto anni ho fatto il vice e ho curato gli spazi che mi sono stati dati. L’aspetto positivo è che sono uno dei pochi procuratori generali che provengono da una procura generale e quindi sanno che cosa è questo ufficio, che è spesso poco conosciuto. Fermo restando una continuità di carattere generale con il precedente indirizzo, è mio intendimento curare meglio l’organizzazione e la collaborazione con la Corte d’Appello per uno dei compiti principali che noi abbiamo: e cioè rappresentare la pubblica accusa nei processi di secondo grado, che è diversa da quella del primo.
Quali sono le differenze sostanziali?
La differenza sostanziale con la Procura della Repubblica è che noi non svolgiamo indagini, se non su richiesta dei privati e degli avvocati per processi nei quali sono scaduti i termini delle indagini preliminari. Oppure anche laddove per nostra iniziativa decidiamo di assumere noi le indagini al posto della Procura della Repubblica nel caso di richieste di archiviazione che non si condividono.
Stiamo parlando dell’istituto dell’avocazione?
Esatto. Ne abbiamo fatte diverse, parliamo di decine, e tra queste ci sono anche processi importanti e devo dire che ci stanno dando esiti soddisfacenti. Questo settore delle avocazioni sarà rafforzato: è stato creato un gruppo di magistrati, tutti provenienti dall’esperienza di primo grado, che si occuperanno in maniera specifica di questo.
Parlava di curare meglio l’organizzazione con la Corte d’Appello, cosa intende?
Stiamo cercando di organizzare meglio i rapporti per la gestione delle udienze. Fondamentale è comprendere che la verità non è quella che esce dalle indagini, come fate voi giornalisti. Il momento in cui arriva l’informazione di garanzia, in cui si viene arrestati, in cui si ha la condanna di primo grado, sono solo passaggi. Quello che conta alla fine è il processo di secondo grado che molto spesso è quello che mette il timbro finale in un procedimento. Perchè poi in Cassazione si ricorre solo per motivi di violazione di legge. Noi dobbiamo essere messi in grado che un processo d’appello sia seguito sempre dallo stesso sostituto, cosa che molte volte oggi non succede.
Quella che le paleso è una sensazione che ho da giornalista di cronaca giudiziaria. Le sentenze di condanna dei processi di mafia in appello nella maggior parte dei casi vengono confermate, lo stesso non si può dire per quelle che riguardano la Pubblica Amministrazione dove in secondo grado si arriva a delle assoluzioni. E solo una mia sensazione, o succede qualcosa che porta a questa discrasia?
Io questo lo sto monitorando. Questo “qualcosa” dipende spesso dal fatto che si arriva a un non doversi procedere per intervenuta prescrizione”. E su questo con la Corte d’Appello abbiamo fatto un protocollo affinchè questi processi abbiamo una corsia privilegiata. C’è da dire che per quello che riguarda i processi di mafia spesso il monte prove è più solido, perchè si basa su intercettazioni, su confessioni, su chiamata di collaboranti, il processo nei confronti del pubblico amministratore se non è un processo che ha visto intercettazioni importanti e univoche e si basa invece su una serie di fatti, di interpretazioni della norma, anche amministrativa, questo renda la sentenza più facilmente attaccabile. Molte volte noi stessi riteniamo di non condividere talune sentenze di condanna e in quel caso il procuratore generale chiederà l’assoluzione.
Il fenomeno dell’immigrazione ha avuto effetti anche nel lavoro della Procura Generale?
L’impatto che il fenomeno immigrazione sta avendo sulla nostra struttura giudiziaria io l’ho definito epocale. E non si può risolvere con i pannicelli caldi. Devo dire che recentemente il vicepresidente del Csm mi ha telefonato per chiedermi di segnalare le necessità di organico di questo distretto conseguenti al fenomeno immigrazione. Noi segnaleremo le carenze di organico e la necessità di implementarlo, quest’ultima parte attiene a responsabilità del ministro. Probabilmente avremo la possibilità di un bando per i posti del distretto di Catania straordinario, così come è stato fatto con l’Expo.
Edilizia giudiziaria, lei non è favorevole con il progetto dell’Ascoli Tomaselli?
Io non ero favorevole ma la mia è soltanto una voce. L’Ascoli Tomaselli a mio parere è troppo decentrato rispetto al Palazzo di Giustizia. Noi dobbiamo secondo me cercare di concentrare il più possibile per rendere più agevoli gli spostamenti degli avvocati, del personale e dei fascicoli. Purtroppo viale Africa ha fatto la fine che ha fatto. Oggi il comune di Catania ha molto opportunamente a mio parere ipotizzato la possibilità di acquisire l’ex Leonardo Da Vinci – Provveditorato agli Studi o condurlo in locazione, che è una soluzione che vede un po’ tutti concordi per spostare quanto meno una parte degli uffici, qualche sezione civile, in un posto che non è distante e che ci consentirà di operare al meglio.