È sufficiente la lettura della puntuale cronaca del nostro Antonio Condorelli per mettere a fuoco le due partite di Nello Musumeci. Che nel giro di 24 ore ha nei fatti corretto parzialmente il tiro della sua linea, passando dall’ordinanza notturna che disponeva di cacciar via dalla Sicilia nel giro di un giorno alcune migliaia di persone senza specificare dove mandarle e come sgomberarle a una linea leggermente diversa, più imparentata con il buon senso. Cioè quella di avviare delle ispezioni sanitarie nei centri deputati all’accoglienza, che siano propedeutiche a dichiararne il loro stato di illegalità, probabilmente coinvolgendo il potere dello Stato deputato a questo ruolo, cioè la magistratura.
La prima partita
Nella prima partita, quella dichiarata, che Musumeci e i suoi stanno giocando, cioè quella relativa alla gestione del dossier immigrazione-Covid, la linea emersa nelle ultime ore, una linea che sembra più sfumata rispetto alla sparata del “tutti fuori” (e che però il governo regionale formalmente non accantona, anzi continua a sostenere), sembra più condivisibile. E cerca di puntellare le carenze della prima mossa.
Perché il peccato originale da cui la storia si diparte, ovvero il rovinoso fallimento delle politiche del governo Conte sul tema, esiste ed è sotto gli occhi di tutti. I ritardi nell’allestire le navi per la quarantena, l’hotspot lampedusano con più di mille persone stipate lì dove ne dovrebbero entrare 95, i disperati ammassati nella tensostruttura senza finestre di Porto Empedocle, cotti al vapore fino all’inevitabile e prevedibile fuga, i centri colabrodo da cui i migranti scappano qua e là un giorno sì e uno no, l’indifferenza sostanziale verso i sindaci, tutto racconta l’assoluta inadeguatezza del governo centrale nella gestione di questo complicatissimo problema. Su questo punto, la Regione ha molte ragioni dalla sua parte e bene fa a non restare a guardare. La mossa delle ispezioni sanitarie sembra quella giusta nella partita tra la Sicilia e il governo giallorosso di Roma.
A cosa serviva l’ordinanza?
Ma la domanda che con onestà intellettuale non ci si può non porre è: ma allora, se questa è la strada, serviva davvero quell’ordinanza notturna che vaneggiava della chiusura immediata di hotspot e cara? La risposta è ni. Probabilmente non ce n’era bisogno, forse sarebbe bastato procedere direttamente sul sentiero delle ispezioni che la Regione vuole percorrere per cercare di mettere all’angolo il Viminale.
Ma allora a che cosa è servita quell’ordinanza-manifesto? È presto detto: sicuramente è servita al tavolo della seconda partita di Musumeci.
La seconda partita
La seconda partita del governatore, e dei suoi consiglieri falchi, col diritto, l’ordine pubblico e la salute non c’entra molto. È una partita tutta politica, tutta da campagna elettorale. E a quella, soprattutto a quella, sembra essere servito quel pezzo di carta rimasto come era prevedibile senza seguito (le 24 ore per sgomberare sono passate e non risulta che i centri siano stati svuotati).
Quell’ordinanza è servita senz’altro a far guadagnare a Musumeci le prime pagine dei giornali e i servizi dei Tg, a fare il pieno di like su facebook e twitter in quella robusta fetta di opinione pubblica in cui ha pescato nel recente passato Salvini, insomma, in parole povere per acchiappare voti. E al contempo, a perfezionare la sintonia proprio con quel Salvini che il movimento di Musumeci insegue da tempo per costruire un accordo che tra l’altro possa assicurare a qualche maggiorente un posto al sole romano. Il tutto, inoltre, rispondendo colpo su colpo a chi dalle parti dello Stretto stava costruendo sulla lotta da tribuno sul tema migranti-Covid una piattaforma per lanciarsi verso Palazzo d’Orleans.
È questa la seconda partita del governatore, quella che non si esaurirà in questi caldi giorni agostani ma che accompagnerà la Sicilia in una lunghissima campagna elettorale da qui ai prossimi due anni. Facendosi ovviamente forza delle debolezze della sgangherata alleanza Pd-5 Stelle. Una campagna elettorale che, ci dice la cronaca di questi giorni, si combatterà con tutti i mezzi, anche con gli atti normativi-manifesto. E che sposterà sempre più a destra (anche se ormai più a destra di così non resta molto spazio) l’asse del centrodestra siciliano.
La resa dei”moderati”
Quest’ultimo punto sollecita una riflessione a margine. Che riguarda gli alleati sedicenti moderati di Musumeci. Ha fatto una certa impressione a chi scrive leggere gli interventi con cui politici di estrazione moderata e democristiana, alleati del governatore, si spellavano le mani ad applaudire un atto normativo come l’ormai famosa, o famigerata, ordinanza del “tutti fuori” (dove? come? chissà), senza un dubbio, un distinguo, un’alzata timida di sopracciglio. Un po’ come i topi della favola appresso al pifferaio magico i siculi centristi si accodano alla destra-destra nella speranza di non restare fuori dalla festa, marciando incantati verso il fiume Weser, metafora della loro sostanziale irrilevanza.