Luigi Patronaggio si appresta a lasciare Agrigento dopo cinque anni per diventare il nuovo Procuratore Generale della Corte di Appello di Cagliari. Cinque i voti ottenuti in commissione incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura che lo ha indicato per la nuova carica in Sardegna, vacante dal dicembre dello scorso anno. La nomina dovrà adesso essere ratificata dal plenum del Csm entro la fine dell’anno. Di conseguenza si riduce a tre la lista dei candidati alla guida della Procura Generale di Palermo, posto per il quale concorreva lo stesso procuratore di Agrigento. Luigi Patronaggio, 62 anni, guida la Procura della Città dei Templi dal settembre 2016. Un ritorno, in realtà. Negli anni novanta era stato capo dell’ufficio Gip-Gup e aveva presieduto la Corte di Assise con lo storico processo “Akragas” alle cosche dell’agrigentino, che si concluse con diversi ergastoli, in quella che ancora oggi è ricordata come una delle prime controffensive dello Stato contro la mafia del territorio. Poi le esperienze a Mistretta, Trapani e Palermo. Ad Agrigento, terra di frontiera, Patronaggio ha avuto un bel da fare.
Le esperienze
Sul fronte migranti, innanzitutto. Nel 2018 il caso “Diciotti” con la prima iscrizione nel registro degli indagati dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Un anno più tardi le vicende “Sea Watch” e “Open Arms”: la prima, culminata con l’arresto (poi annullato) della “capitana” Carola Rackete dopo aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza a Lampedusa; la seconda, con una nuova indagine per sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per il leader della Lega. Nel mezzo anche diverse intimidazioni con minacce di morte e proiettili ricevuti direttamente nel suo ufficio. Altrettanto delicate le inchieste sulla grande imprenditoria agrigentina: la scoperta di una maxi distrazione di beni di oltre cinquanta milioni di euro (operazione Discount), il sequestro di 6,5 milioni di euro al re dell’eolico Moncada e infine Girgenti Acque, l’ex colosso ormai fallito che si occupava del servizio idrico sul territorio, con un avviso di conclusione indagini a carico di 50 persone tra ex Prefetti, politici ed esponenti delle forze dell’ordine.