PALERMO – A Enna ha incassato oltre il 91 per cento dei voti. Nel resto della Sicilia, gli è andata un po’ peggio. Ma Fausto Raciti, con il 66,7 per cento delle preferenze ottenute nei circoli siciliani, è il vincitore indiscusso di questa prima fase della corsa alla segreteria regionale del Partito democratico.
Il candidato voluto da Mirello Crisafulli – l’ex senatore l’ha rivendicato come una sua scelta – è riuscito a mettere d’accordo due fazioni (forse le più avverse) da tempo in scontro tra di loro: i cuperliani di Crisafulli e Cracolici e i renziani di Davide Faraone.
Hanno votato circa 25.000 tesserati del Pd in tutta l’Isola e, alla fine, a salire sul podio sono stati in tre: Fausto Raciti, l’attuale segretario regionale e candidato di Areadem Giuseppe Lupo (che ha ottenuto il 22,46 per cento), e la candidata dell’area Civati Antonella Monastra (che è arrivata terza con il 5,56, superando per un soffio lo sbarramento del 5 necessario per accedere alla sfida dei gazebo).
Fuori dalla corsa, invece, i due outsider del congresso: il renziano “ribelle” Antonio Ferrante, che ha superato di poco il 2 per cento, e il cuperliano deputato alla Camera Giuseppe Lauricella, che si è piazzato penultimo con il 3,32 per cento.
Raciti, oltre al plebiscito ennese targato Crisafulli, vince in tutte le province tranne Ragusa. Lupo raccoglie i suoi migliori risultati a Ragusa (dove batte Raciti per una manciata di voti), e a Messina, dove, grazie anche alla spinta delle truppe di Francantonio Genovese, il segretario ottiene più del 40 per cento. A Messina va forte anche la Monastra che nella città dello Stretto supera il 10 per cento.
Il ‘primo turno’ del congresso regionale si è chiuso, così, con il passaggio dei tre candidati alle primarie del 16 febbraio. E lì potrebbe essere tutta un’altra storia. Perché il risultato ottenuto dalla Monastra – che qualcuno dava già esclusa dalla competizione – apre nuovi scenari: se alle primarie si dovesse registrare una grande partecipazione, infatti, la sua candidatura potrebbe togliere voti proprio a Raciti. Per questo la vittoria alle primarie del giovane deputato, sostenuto da quasi tutti i capicorrente del partito, non è più così scontata. Per diventare segretario, infatti, serve il 50 per cento più uno dei voti.
Il risultato è certamente alla portata di Raciti (che corre in ticket con la renziana Mila Spicola), che gode del sostegno dello stato maggiore del partito. Ma al gazebo la parola passa ai simpatizzanti del partito, ai semplici elettori. Cioè anche a quelli, insomma, che non frequentano i circoli, che non orbitano attorno al mondo delle tessere. E nell’eventualità che Raciti non dovesse raggiungere la maggioranza dei voti, sarà l’assemblea regionale composta dagli eletti nelle liste collegate ai candidati segretari che dovrà decidere chi guiderà il Pd siciliano.
Un’ipotesi in cui l’area di Pippo Civati si troverebbe a dover fare da ago della bilancia. La stessa cosa, ad esempio, successe quando Lupo si candidò per la prima volta alla segreteria regionale cinque anni fa: nello scontro contro Beppe Lumia e Bernardo Mattarella nessuno uscì vincitore alle primarie, e il segretario, che si era piazzato al primo posto, si accordò con i bersaniani di Mattarella che lo portarono poi alla vittoria contro il senatore del Megafono. Cosa succederebbe stavolta, è difficile da prevedere.
Decisiva sarà l’affluenza che si registrerà ai gazebo il prossimo 16 febbraio. Un basso afflusso favorirebbe Raciti, più forte tra i tesserati, mentre un’affluenza alta, cioè la partecipazione di simpatizzanti ed elettori slegati da logiche correntizie, potrebbe portare qualche sorpresa. Intanto Raciti festeggia. Finora, l’accordo politico sul quale si è retta la sua candidatura, si è dimostrato un successo. Ma la vera sfida, adesso,si giocherà al gazebo.