PALERMO – Alla fine spunta il premier. Il nome di Paolo Gentiloni un po’ a sorpresa salta fuori dalle riunioni tesissime del Pd, e finisce dentro le liste siciliane per le Politiche. È questo uno degli esiti meno prevedibili della lunga notte dei Democratici. Notte di tensioni e incontri, che arriva dopo una interminabile giornata di rinvii. La direzione nazionale, infatti, alla quale è stato affidato il compito di valutare le liste per le elezioni del 4 marzo, era stata inizialmente fissata per le 10,30 di ieri. Poi, rinviata prima alle 16, poi alle 20, quindi alle 22,30. Da lì, un nuovo silenzio, fino a una fugace dichiarazione del segretario nazionale Renzi che, scusandosi, rimandava tutto a notte fonda.
E a notte fonda non tutto era ancora deciso. Lo stessi Renzi ammetteva che le liste non avrebbero soddisfatto tutti. Probabilmente l’area di Andrea Orlando, forse anche quella di Michele Emiliano che decidevano di disertare la direzione, mentre Antonello Cracolici sceglieva di votare contro le liste. Non hanno così assistito alla lunga lettura dei nomi presenti in lista. Compresi quelli siciliani.
Al Senato, nel proporzionale, i capilista sono Davide Faraone per la Sicilia occidentale e Valeria Sudano per la Sicilia orientale. Dietro Faraone trova posto Teresa Piccione, a seguire Paolo Ruggirello e Maria Iacono. Dietro Valeria Sudano, invece, ecco Beppe Picciolo in rappresentanza di Sicilia Futura, Alessandra Furnari e Fabio D’Amore.
Alla Camera, invece, non mancano le sorprese. A cominciare dal collegio di Palermo dove il capolista è Fabio Giambrone, giunto dopo l’adesione last minute di Leoluca Orlando al Pd. Dietro di lui, Mila Spicola. Ed è proprio un esponente Dem a lungo anti-orlandiano invece a ricoprire il posto di capolista nel collegio che comprende Palermo, la provincia e parte del Trapanese: si tratta del segretario cittadino di Palermo, Carmelo Miceli: dietro di lui Rosa Maria Di Giorgi e Marco Campagna.
Nonostante le polemiche, la spunta Daniela Cardinale nel collegio di Caltanissetta-Agrigento: è lei la capolista. Mentre è il segretario regionale Fausto Raciti a guidare la lista del collegio della Sicilia orientale che abbraccia anche Paternò e Siracusa. Dietro di lui, Sofia Amodio. Il collegio di Catania centro invece sarà guidato dal premier Paolo Gentiloni, seguito dalla presidente del Consiglio comunale di Catania, Francesca Raciti. A Messina, invece, conferma per il rettore Pietro Navarra. Dietro di lui, in seconda posizione, la sottosegretaria Maria Elena Boschi.
Insomma, a fare il pieno sono i renziani. E così la scarsa rappresentanza nei “posti sicuri” della aree “non renziane” in Sicilia si è tradotta, nel proporzionale, con esclusioni eccellenti nel prossimo parlamento: quella dell’ex governatore Rosario Crocetta, ad esempio, e quella, dopo diverse legislature di fila, del senatore Beppe Lumia. Ma anche quelle di alcuni uscenti come Franco Ribaudo. Magda Culotta, Tonino Moscatt. Fuori dai posti sicuri anche alcuni nomi che erano stati indicati anche per la loro storia personale: è il caso del presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci o del sindaco di Troina Fabio Venezia. Tutti nomi che potrebbero essere ripescati nell’uninominale, considerato però una specie di “binario morto”, viste le scarse possibilità, riconosciute dagli stessi dirigenti Dem, di ottenere dei collegi nello “scontro diretto” con i candidati grillini o del centrodestra.