PALERMO – Quello che è accaduto oggi, in realtà, stava già per accadere ieri. Quando i contatti tra esponenti all’Ars del Pd e Gianfranco Micciché erano già molto avanzati. Lo ha confermato, del resto, lo stesso presidente, pochi minuti dopo la sua elezione: “Ho cercato nei giorni scorsi un accordo, una intesa. Che poi non è andata a buon fine”.
Quello che non è accaduto ieri, però, è accaduto oggi: il Pd all’Ars si è spaccato clamorosamente in due tronconi. Degli undici deputati, in quattro hanno quasi certamente votato per il candidato alla presidenza del centrodestra, nascondendosi dietro il voto segreto. Un caso che ha scatenato l’ira di alcuni big Dem, da Cracolici a Lupo.
La divisione, insomma, è evidentissima. Ed è emersa solo oggi anche per un motivo strettamente tecnico. Nella seduta di ieri, infatti, il Pd ha deciso di astenersi dal voto, di non rispondere, insomma, alla chiamata dei singoli deputati. Un modo, anche, per “evitare”, appunto, le fughe in avanti di qualche parlamentare. Oggi non era possibile, o quantomeno strategicamente sconveniente, replicare quella strategia, visto che l’assenza del Pd dal voto avrebbe favorito lo stesso Micciché: oggi la maggioranza si calcolava sui votanti e non sui componenti dell’Ars, infatti, al politico azzurro, in caso di “Aventino” del Pd sarebbero bastati ancora meno voti di quelli ottenuti nei giorni scorsi.
E così, oggi si è materializzata la clamorosa divisione interna al partito. Che uno dei big, Antonello Cracolici, non solo non ha nascosto, ma ha anche in qualche modo denunciato: “I conti – ha detto – si fanno in fretta, il Pd ha 11 deputati e il nostro candidato ha raccolto 7 voti: ci sono stati 4 utili idioti. Mi spiace e sono amareggiato per quello che è successo, qualcuno ha voluto fare il soccorritore di un vincitore preventivo che ce l’ha fatta comunque a prescindere da questi voti che evidentemente sono stati ininfluenti ai fini dell’elezione di Gianfranco Miccichè. Prendiamo atto – ha concluso Cracolici – anche alla luce del voto dei deputati di Sicilia Futura che il centrosinistra non ha tenuto la barra”.
“Sono dispiaciuto e amareggiato – ha rincarato Giuseppe Lupo – per la spaccatura del Pd in aula. I 4 deputati del Pd che hanno tradito la decisione unanime assunta dal gruppo di votare Nello Dipasquale devono vergognarsi e chiedere scusa ai cittadini che li hanno eletti. Credo che adesso bisogna ripartire rilanciando le ragioni dell’unità all’interno del partito e in particolare nei circoli sul territorio definendo una linea politica chiara che deve guidare l’azione del gruppo parlamentare all’Ars – sostiene Lupo – credo sia giunto il momento di ridare nel Pd la parola agli iscritti e agli elettori per fare chiarezza e superare ogni divisione e ambiguità”. “I due parlamentari di Sicilia Futura ed i quattro parlamentari del Partito Democratico che, a voto segreto, hanno votato il coordinatore regionale di Forza Italia – ribadisce anche Anthony Barbagallo – quale nuovo presidente dell’Assemblea regionale, hanno tradito il centrosinistra e i suoi elettori”.
Incredulo Baldo Gucciardi: “Oggi – ha detto – i quattro franchi tiratori del PD all’Ars hanno inferto un colpo mortale alla credibilità del Partito, della politica e delle istituzioni parlamentari. Oltre al disappunto per aver tradito un deliberato unanime del gruppo parlamentare del Pd anche l’indignazione per un gesto inaccettabile e ingiustificabile che mette in discussione la base stessa della convivenza all’interno del partito. Senza un chiarimento profondo e reale difficilmente potrà essere sanata questa ferita che turba non soltanto la dirigenza del Pd ma migliaia di militanti che increduli esigono le scuse di chi ha ritenuto di violare le regole più elementari del nostro partito”.
Durissimo anche il responsabile regionale dell’organizzazione Pd Antonio Rubino. “Chi, fra i parlamentari del PD, si è reso protagonista del sostegno al capo di Forza Italia, ha fatto un danno al nostro partito. Alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni politiche – aggiunge Rubino – è da irresponsabili segnare l’esordio in Parlamento minando la credibilità del partito. Evidentemente c’è gente che non sa cosa vuol dire stare in un partito, o meglio nel Partito Democratico. Mi auguro – conclude Rubino – che questi signori abbiamo la ‘dignità’ di togliersi la maschera del voto segreto e di chiedere scusa alla nostra gente per il danno incalcolabile che hanno fatto al PD, a Matteo Renzi ed a tutti noi”.
“Quello che è successo ieri dentro il Pd per l’elezione del presidente dell’Assemblea regionale è gravissimo. Le distanze vanno prese in coro e da tutti, in Sicilia e a Roma”, dice invece il senatore Giuseppe Lumia. “È l’epilogo disastroso di scelte strampalate – aggiunge – e prive di qualunque idea politica che distrugge il Pd e il Centrosinistra in Sicilia, ma con danni anche a livello nazionale”. “Il Pd – conclude – ha bisogno di ben altro e di scelte più serie e capaci. Un Partito forte, radicato nella società, pronto a battersi per una moderna uguaglianza e che pensa ad unire progettualmente il Centrosinistra. Tutto il resto è miseria, causa peraltro di risultati elettorali deludenti”.
Gli uomini di Sicilia Futura, per la precisione, sono Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo che già ieri avevano espresso la propria preferenza per Micciché. E che oggi rilanciano, mettendo a nudo le contraddizioni Dem: “Abbiamo votato convintamente Miccichè – ha detto il segretario regionale Nicola D’Agostino – affinché la sua elezione non rimanesse solo della coalizione di maggioranza. Bene ha fatto parte del Pd oggi a convincersi della bontà della scelta, evitando retorica ed ipocrisia che ieri avevano messo a nudo la fragilità del suo gruppo dirigente”. Resta da capire adesso quale sia quella parte del Pd che ha scelto Micciché. E a dire il vero, tra indiscrezioni, voci di corridoio e reazione dei diretti interessati, qualche indiziato c’è già. O meglio, un’area politica: quella che fa capo al sottosegretario Davide Faraone, per la precisione. E così, ad aver votato per Micciché, potrebbero essere stati i deputati Luca Sammartino, Michele Catanzaro oltre a Nello Dipasquale (che non avrebbe, quindi, votato nemmeno per sé) e Luisa Lantieri. Questi i nomi dei probabili “franchi tiratori” di centrosinistra, anche se Dipasquale smentisce categoricamente: “Io ho votato per me stesso, al cento per cento”. Lo stesso fa il deputato saccense Michele Catanzaro: “Non sono certamente uno dei quattro ‘franchi tiratori’. Questi vanno cercati altrove, anche perché il nostro candidato Dipasquale è proprio un rappresentante dell’area renziana”.
E così, questo “travaso” di voti potrebbe adesso rappresentare una base di partenza per riallacciare un dialogo con Micciché, in vista delle elezioni per le altre poltrone dell’Ars, a cominciare da quella del vicepresidente. “Ci sono domande a cui non rispondo. Perché non posso, o perché non voglio” ha commentato il neo presidente. I contatti, del resto, erano già partiti ieri, le telefonate e i messaggi tra big del Pd nazionale ed esponenti dell’Ars sono state tante e fitte. Insomma, ecco l’ombra dell’inciucio. “Berlusconi ordina il Pd esegue. Il voto di oggi – dichiara il Movimento cinque stelle – dimostra palesemente che l’inciucio di parte del Pd con la maggioranza è stato fatto. Il patto dell’arancina – dicono i deputati M5S – si allarga al Pd. Noi abbiamo provato a dare un nome di garanzia istituzionale, ma i partiti hanno preferito continuare a coltivare i propri orticelli, puntando, evidentemente a qualcosa in contropartita. Se il buongiorno è questo, i siciliani hanno veramente pochissimo da aspettarsi da questa legislatura. Non vorremmo arrivare a rimpiangere il disastroso governo Crocetta, ma, purtroppo, i presupposti ci sono veramente tutti”.