"Il Pd siciliano è da azzerare| Faraone? Quello non parla..." - Live Sicilia

“Il Pd siciliano è da azzerare| Faraone? Quello non parla…”

Intervista a Mirello Crisafulli. "L'uscita di Lantieri? Non me l'aspettavo. Stanno andando via in tanti. Ma possiamo ancora battere la destra".

L'intervista
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Mirello Crisafulli, c’è rimasto male per l’uscita dal Pd e il ritorno al centrodestra di Luisa Lantieri? Lei l’aveva sostenuta e adesso Enna non ha più un deputato di centrosinistra dopo una vita.

“Non me l’aspettavo proprio. Pensavo che ci fosse un malessere ma che ci fosse una determinazione così risoluta non me l’aspettavo, ne prendo atto con rammarico. Ma qui non è solo un fatto locale, c’è un problema di capacità di tenuta del partito siciliano. Se ne sono andati Cardinale, Picciolo, Lantieri, spero che l’emorragia si fermi”.

Perché se ne vanno?

“Pensavano che il partito fosse un’altra cosa. Io penso che il partito non ha più una barra dritta, non riesce ad esprimere una posizione. Non riesco a capire quali sono le opinioni dei dirigenti nazionali e regionali, o meglio di questi che si definiscono dirigenti. Questi fuoriusciti erano tutti con Faraone”.

Faraone non ha commentato.

“Quello non parla. Si occupa di rifiuti e discariche. Tutte cose sicuramente importanti ma non credo siano l’emergenza di un partito come il nostro, che dovrebbe pensare prima di tutto al lavoro. In provincia di Enna è sparita una popolazione di cinquemila abitanti in tre anni. E noi non riusciamo a recuperare un rapporto con il corpo elettorale. Dovremmo sviluppare la nostra linea su occupazione e sviluppo, ma arranchiamo. Questo stato di confusione del partito siciliano non può durare”.

A giorni si attende la decisione di Roma sui ricorsi presentati contro l’esito del congresso regionale. Cosa si aspetta?

“Un conto è il problema della procedura, un altro è il problema della politica. Noi abbiamo una necessità politica, al di là del fatto organizzativo. Detto questo c’è un problema vero: definire la politica del partito in Sicilia, cioè cosa dobbiamo fare e come”.

Ci sono molte contraddizioni in questo momento nel centrodestra, questo non dovrebbe rendere più facile il vostro lavoro di opposizione?

“Io sono uno che è cresciuto all’opposizione. E altri non hanno mai avuto il piacere di farla davvero, si sono sempre mimetizzati in formule più o meno chiare e questo ci sta penalizzando tutti. Io credo che noi abbiamo la necessità di affrontare il problema del partito attraverso la sistemazione del gruppo dirigente siciliano. Non dico che Faraone ha la responsabilità della gente che se ne va, e quando se ne va uno dal mio partito non gioisco. Però non significa che non abbiamo il dovere di prenderne atto e mettere in atto una strategia. Poi non so se ci sono altre fughe in campo come leggo qualcuno ipotizza”.

Non se l’aspetta?

“Spero di no. Ma abbiamo la necessità di definire gli assetti del gruppo dirigente”.

Il vicesegretario Rubino ha detto che nel partito è il momento dell’unità. Che ne pensa?

“Non ho capito. Cosa dobbiamo fare secondo Rubino?”.

L’unità.

“L’Unità l’hanno chiusa. Non è più in edicola. Ma l’unità si può fare attorno a chi ha creato il problema? Si deve azzerare tutto. Si devono creare le condizioni perché tutto cambi, forse si era fatto illudere qualcuno che il partito fosse un altro, il congresso regionale è stato un bluff e c’è chi tenta di far credere che sia stato un bel congresso”.

Le Europee però non sono andate male per il Pd, anzi…

”Ma perché non hanno votato per noi”.

Cosa intende dire?

“Che le liste si fanno notte tempo e nel chiuso di una stanza. Come per le regionali, quando si riunirono Raciti e Faraone. Per le nazionali neanche questo, se l’è vista direttamente Renzi a Roma. Queste sono cose che non debbono neanche essere pensate in un partito. Se passa l’idea che c’è il preposto che provvede a tutto, ognuno si sente autorizzato a fare quello che vuole e sostenere il centrodestra diventa quasi normale”.

Secondo lei andremo a elezioni politiche anticipate?

“Io posso dire quello che spero. Spero di sì, per l’Italia. E mi auguro che qualcuno dei miei amici non pensi di fare ginnastica artistica”.

Cioè?

“Formule inventate”.

Del tipo?

“Governo tecnici, di transizione, cose che non hanno funzionato prima e non funzionerebbero neanche ora. Si deve andare alle elezioni punto e basta”.

Anche se vince la destra?

“E che facciamo, siccome vince la destra facciamo che non si vota più? Come a Santo Domingo quando all’opposizione che chiedeva le elezioni un rappresentante del governo disse che non c’era bisogno perché il presidente stava bene. E poi chi lo dice che le elezioni sono già vinte dalla destra? Guardate a cosa è successo a Renzi e ai grillini. Non ci sono cose definite, dipende dall’offerta politica che facciamo. Una volta c’era l’elettorato stabilizzato, oggi si sposta. Vince la destra se noi non siamo capaci di costruire qualcosa di alternativo. Il problema è crederci”.


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