PALERMO – A inizio anno aveva impegnato le pagine della cronaca politica per poi ricadere nel dimenticatoio e sembrava ci sarebbe rimasta fino a tre giorni fa quando il governo regionale ha convocato la stampa a Palazzo d’Orleans con all’ordine del giorno la presentazione del progetto dei lavori della Pedemontana, la via alternativa al viale Regione Siciliana pensata per unire l’A19 all’A29 evitando che le vetture transitino dalla trafficata circonvallazione palermitana.
La Pedemontana dunque si farà. E ieri sono stati snocciolati i numeri: 19,4 chilometri, si potrà andare dai 70 ai 120 chilometri orari con due carreggiate per corsia. E ancora sei svincoli di cui quattro in interconnessione urbana, sei viadotti per quasi 3,5 chilometri; cinque gallerie naturali per 9 chilometri, con lunghezze comprese tra 770 e 3.300 metri.
Quanto costerà l’opera lo dice la stessa presentazione dello studio avvenuta ieri sebbene è ancora presto per dirlo. Subito servono 7,4 milioni dal Piano di sviluppo e coesione della Regione per pagare le spese di progettazione. Poi ci sono i costi dell’opera al momento stimati in 1,3 miliardi circa.
L’evoluzione dell’idea progettuale al rango di studio fattibilità arriverà nei primi mesi del 2023. “Tra fine primavera e inizio estate lanceremo il dibattito pubblico, così da potere avere un progetto condiviso ed evitare impedimenti successivi. Il nostro obiettivo trasportistico è separare i flussi di traffico presenti, in maniera caotica, su viale Regione Siciliana”, ha detto Raffaele Celia, direttore regionale di Anas Sicilia.
L’esecutivo Schifani porta avanti così l’opera iniziata dall’esecutivo precedente. Furono infatti l’allora presidente della Regione, Nello Musumeci, e l’assessore alle infrastrutture, Marco Falcone, a riprendere il primo progetto dal cassetto. Allora anche il viceministro del M5s Giancarlo Cancelleri, diede il suo benestare, segno di un ok bipartisan alla grande opera.
Il passato dell’dea della Pedemontana
E infatti la questione della Pedemontana non è nuova. Anzi è vecchia almeno dieci anni. In molti ancora ricordano quando, il 31 agosto del 2011, l’allora governatore Raffaele Lombardo, insieme al Comune e alla Provincia, firmò il protocollo d’intesa con l’Anas che si impegnava ad approntare uno studio di fattibilità della tangenziale interna di Palermo, da realizzare con il project financing e che avrebbe rappresentato una alternativa a viale Regione Siciliana. Quello che ne venne fuori fu un progetto faraonico da 900 milioni di euro. Cinque erano i tratti: dall’innesto nell’A19 allo svincolo Bonalgia, da quest’ultimo alo svincolo Oreto, per poi salire a Monreale, passare da Boccadifalco per poi riscendere a valle e imboccare la Palermo Trapani.
Poi l’ipotesi di realizzare la grande infrastruttura si andò sgonfiando. Nel 2016 infatti, l’Anas stabilì che quell’opera non era fattibile: troppi i problemi idrogeologici, eccessivo l’impatto ambientale, diversi i siti archeologici e le cavità presenti: difficoltà insormontabili, a cui andava aggiunto anche l’impatto economico del progetto.
Da sempre, tra i principali sponsor dell’infrastruttura c’è il senatore centrista Saverio Romano. “Una tangenziale – racconta Romano – di cui parlai per primo e in perfetta solitudine. Ciò che conta, comunque, è che il percorso sia stato sbloccato. Un’ottima notizia per la nostra città. Siamo certi che Schifani porterà a termine la realizzazione’.
Primo step realizzare il progetto, poi si vedrà.