Pelligra, Patron-manovale di un Catania che dovrà essere operaio

Pelligra, Patron-manovale di un Catania che dovrà essere operaio

Il passaggio dal Massimino per verificare lo stato dei lavori. Poi, un fuori programma che ci dice molto sulla dedizione al lavoro della società rossoazzurra.
UNA STAGIONE QUASI AL VIA
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CATANIA – “Ma cui Pelligra? Pelligra avi i soddi e ni potta nda Serie A”. E’ stato un pò il mantra della passata stagione. Un modo, forse anche ingenuo e sbrigativo, di scacciare via quei fantasmi che la radiazione da un campionato di Serie C in corso, aveva gettato in pasto alla passione di una piazza piombata d’improvviso nello sconforto. Sembra passata una vita: è trascorso appena un anno e mezzo.
E da lì, tutto è cambiato. Rivoluzionato.

Il merito è di Rosario “Ross” Pelligra: imprenditore siculo-australiano arrivato alle falde dell’Etna per far pallone. E, forse, non solo quello. Perchè nella sua testa – e nella sua concezione – ci sono anche investimenti che riguardano il territorio e, di conseguenza, la sua “Pelligra Group”.

Eppure, l’impressione è quella che abbiamo avanzato già in altre occasioni. Ovvero, che non si tratti esclusivamente di business. Pelligra intende davvero lasciare il segno a Catania: ma è il primo a sapere che l’equazione “esborso di soldi=vittorie certe” in queste categorie non risulta quasi mai. Perchè nel mondo folle e illogico del pallone sottile è la linea tra il dilapidare e l’investire.
Ecco perchè è difficile vedere che il suo braccio destro Vincenzo Grella, si sbilanci ad ogni domanda e ad ogni intervista. Il budget? C’è ma è inutile chiedere a quanto ammonti. La squadra? Sarà forte ma occorre investire anche nelle strutture. Il nome dell’allenatore non è altisonante? Quello che importa è che abbia le caratteristiche umane e tecniche che vadano bene per il Catania.

Un cambio di passo al quale non si era, certo, allenati da queste parti. Ed in una stagione ormai pronta a scattare (dopodomani, martedì, verrà ufficialmente presentato mister Tabbiani) è la naturalezza con la quale si sta affrontando l’approccio ad un campionato di C che è già oggi pieno di aspettative sul fronte rossoazzurro, a farci propendere che questa possa essere la strada giusta.
In attesa, certo, dei risultati.

Eppure, il suo approccio alle cose rievoca l’epicità del Cavaliere Massimino. Ieri, il presidente si è presentato allo stadio per verificare l’andamento dei lavori: ha preso in mano una cazzuola e si è messo a lavorare.
Solo un video per fare scena? Ridurlo a questo, sarebbe fare un torto alla genuinità che ha dimostrato finora: è semmai l’esatto contrario. Il volere rafforzare da dov’è partito ed il voler augurarsi che il suo stesso Catania abbia la stessa fame e ls stessa ambizione: “Ho svolto questo lavoro quand’ero ancora molto giovane. Ero al fianco di mio nonno, che mi ha insegnato tanto mostrandomi anche la bellezza del sacrificio nel presente per conquistare il successo nel futuro. Voglio ringraziare tutti gli operai che in questo momento, sotto il sole cocente, stanno faticando per rendere accogliente e funzionale il nostro stadio”, ha detto ai canali ufficiali del Catania Fc.

Sembra poco. E, invece, un anno e mezzo dopo è tutto.


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