Termini Imerese, l'era Sicilfiat e la beffa Blutec: ora si punta su Pelligra - Live Sicilia

Termini Imerese, l’era Sicilfiat e la beffa Blutec: ora si punta su Pelligra

Nel novembre 2011 la chiusura della fabbrica: da allora soltanto delusioni

PALERMO – La data del 24 novembre 2011 è impressa nella memoria degli operai di Termini Imerese. Fu l’ultimo giorno in catena di montaggio per oltre 1.500 tute blu Fiat e la fine anche per settecento operai dell’indotto. Da quel momento l’unica catena che si è vista è stata quella delle delusioni e dei bocconi amari. Quasi 12 anni e mezzo di false ripartenze, annunci, tavoli tecnici e poteste davanti ai cancelli di quella che fu la Sicilfiat, fino a Roma.

Marchionne e Termini Imerese

Il campanello d’allarme era suonato nel 2006, con l’avviso ai naviganti mandato da Sergio Marchionne: “Servono interventi sulle infrastrutture per rendere competitiva ed economicamente sostenibile Termini Imerese”, fu il senso delle parole dell’allora capo del Lingotto. Quegli investimenti pubblici non arrivarono mai, dando alla Fiat una comoda via d’uscita per abbandonare Termini Imerese al suo destino. La fabbrica chiuse i battenti definitivamente.

La proposta Pelligra per Termini Imerese

Da allora proposte di rilancio mai concretizzate, avventurieri e una buona dose di inerzia della politica hanno condito questi anni fino ad arrivare alla proposta di Ross Pelligra, giudicata dal collegio dei commissari Blutec come la più idonea per il rilancio del sito. Il patron del Catania, specializzato con la sua holding nella riqualificazione di aree industriali dismesse, salverebbe per due anni 350 lavoratori attualmente in Cassa integrazione. Ne resterebbero fuori altri 220, secondo i calcoli dei sindacati che predicano prudenza: 180 di questi verrebbero assorbiti in una società di scopo con la partecipazione della Regione Siciliana, altri 40 dovrebbero raggiungere l’età pensionabile entro il termine dell’amministrazione straordinaria di novembre. Nulla trapela, al momento, sui circa duecento operai dell’indotto il cui destino è ancora incerto.

La Lancia Y ultima auto di Termini Imerese

Il tempo, infatti, a differenza della catena di montaggio, a Termini Imerese ha continuato a scorrere inesorabile. Una Cassa integrazione permanente che ha finito per mandare in pensione negli anni gran parte di quell’esercito di tute blu che aveva concluso la sua esperienza lavortiva con la Lancia Y, ultima auto di casa Fiat prodotta in Sicilia. Svanì così il sogno industriale inseguito da Mimì La Cavera, colui che negli anni Settanta volle fortissimamente il sito. Quella fabbrica, nata anche grazie ai contributi pubblici, è chiusa da quasi 13 anni.

Termini Imerese, le speranze tradite

In quello stesso 2011 i governi nazionale e regionale provarono a correre ai ripari. Ci fu la firma di un Accordo di programma per il rilancio dell’area industriale, con il coinvolgimento degli enti locali. Le sorti non cambiarono e dopo la chiusura, nel 2012, un primo tentativo da parte della Dr Motor di Massimo Di Risio. Si punta all’acquisizione dello stabilimento ma il sogno svanisce. La musica non cambia con il progetto di Grifa (Gruppo italiano fabbriche automobili), che nel 2014 vuole costruire auto ibride ed elettriche a Termini Imerese. Nel frattempo spuntano le proposte più strampalate: da sede di studi cinematografici a parco dei divertimenti.

La beffa Blutec

Non se ne farà nulla e così si giungerà alla madre di tutte le beffe: Blutec. La newco messa in campo dai vertici di Metec per l’operazione Termini Imerese entra in gioco nel 2015. In quell’anno si firma l’Accordo di programma che avrebbe dovuto far rinascere l’area industriale e riassorbire la forza lavoro producendo componentistica e auto ibride. Viene siglato un patto sulla base di un investimento complessivo di 95 milioni di euro: l’operazione si chiude grazie anche a 71 milioni di contributi pubblici, di cui 67 per un finanziamento agevolato e quattro a fondo perduto, assicurati a Blutec. Nel dicembre 2016 lo Stato stacca il primo assegno da 21 milioni di euro: soldi che, secondo un’inchiesta della Procura di Termini Imerese scoppiata nel 2019, in gran parte non sarebbero mai stati utilizzati per il rilancio del sito. La vicenda poi si sposta a Torino. Secondo i giudici piemontesi, che a fine 2022 hanno condannato l’imprenditore Roberto Ginatta a sette anni per il crac Blutec, l’azienda fu svuotata subito dopo l’ottenimento d queii contributi. L’inchiesta siciliana, nel frattempo, aveva raccontato che nello stabilimento gli operai in servizio alla Blutec avevano realizzato solo un modellino Ferrari e uno stemma della Juventus.

Futuro da porto commerciale per Termini?

Dal crac Blutec nasce il lungo percorso che ha portato fino al bando per la vendita dell’ex area Fiat che ha visto due rinvii. Alla fine l’ha spuntata la proposta della Pelligra Holding Italia Srl, che ha integrato la sua prima offerta. Un progetto che prevede il potenziamento del porto di Termini Imerese: secondo i piani, dovrebbe diventare il principale scalo commerciale della Sicilia occidentale. Il ruolo di Pelligra sarà quello di rimettere in sesto l’area, renderla attrattiva per nuovi insediamenti produttivi e interrompere una scia di illusioni lunga quasi 13 anni.


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