Penalisti incrociano le braccia |Ecco i motivi della protesta - Live Sicilia

Penalisti incrociano le braccia |Ecco i motivi della protesta

Astensione dalle udienze per protestare contro la mancata riforma dell'ordinamento penitenziario.

due giorni di sciopero
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CATANIA – I penalisti catanesi, come quelli di tutta Italia, oggi hanno aderito allo sciopero indetto dalle Camere Penali contro la mancata riforma dell’ordinamento penitenziario. Oggi al Tribunale di Catania si sono svolte, dunque, le udienze con imputati detenuti mentre gli altri processi hanno subito un rinvio. Sono due i giorni di astensione, oggi e domani.  La protesta è stata deliberata il 23 febbraio scorso dalla Giunta dell’Unione delle Camere Penali (UCPI). I penalisti hanno incrociato le braccia per manifestare il dissenso per “la mancata attuazione da parte del Governo dei decreti attuativi della delega per la riforma dell’ordinamento penitenziario, “ultimo tassello della riforma Orlando (Legge n. 103/2017) che il Governo Gentiloni non è riuscito ad approvare”.

“Nonostante le reiterate rassicurazioni del Ministro della Giustizia Orlando e del Presidente del Consiglio Gentiloni circa la volontà politica e la sussistenza dei tempi tecnici e delle condizioni per approvare in tempo la riforma entro la fine della legislatura – si legge nel comunicato dell’Unioni Camere Penali – il ministro della Giustizia Orlando ed al Presidente del Consiglio Gentiloni “hanno dimostrato la propria debolezza, facendo di fatto prevalere i propri timori in tema di consenso elettorale, rispetto alla concreta realizzazione delle condivise scelte valoriali che avevano determinato l’approvazione della delega da parte del Parlamento e la susseguente convocazione degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale e la istituzione dei Tavoli per la elaborazione dei decreti attuativi, con il contributo di oltre 200 giuristi”. I penalisti alzano i riflettori sul tema delle carceri: in particolare sul sovraffollamento e sulle condizioni di vivibilità ridotte al minimo. “Condizioni che rendono di fatto impossibile ogni forma di trattamento e di effettiva tutela della dignità del detenuto”, si legge nella nota delle Camere Penali.

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