Pensioni, le proposte di Durigon per l'uscita anticipata dal lavoro

Pensioni, le proposte di Durigon per l’uscita anticipata dal lavoro

Il piano del sottosegretario: trasformare il Tfr in rendita aggiuntiva
PREVIDENZA
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Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha rilanciato l’idea di utilizzare il Tfr depositato all’Inps dalle grandi imprese come strumento per aumentare l’assegno pensionistico e favorire l’accesso anticipato alla pensione. La proposta è stata illustrata in questi giorni al Meeting di Rimini, confermando quanto già anticipato nelle scorse settimane: il Tfr potrebbe diventare una rendita aggiuntiva per chi raggiunge almeno 64 anni di età e 25 anni di contributi.

Come funzionerebbe la rendita Tfr

L’idea prevede che il Tfr accumulato dai lavoratori, fermo all’Inps, venga trasformato in una rendita aggiuntiva, calcolata con metodo contributivo. In pratica, chi ha un assegno vicino alla soglia minima di 3 volte l’assegno sociale (1.616 euro) potrebbe integrare l’importo grazie al Tfr, arrivando così a soddisfare i requisiti per andare in pensione anticipata. La rendita derivante dal Tfr sarebbe tassata in forma agevolata, in linea con quanto già avviene per la previdenza complementare, e non inciderebbe significativamente sui conti pubblici.

Quota 103 e strumenti di uscita straordinaria

L’opzione del Tfr si inserisce in un contesto di flessibilità previdenziale già esistente ma ridotta: la cosiddetta quota 103, introdotta nel 2023, permette la pensione anticipata con 62 anni di età e 41 di contributi, con assegno ricalcolato integralmente con il metodo contributivo. Tuttavia, le regole stringenti e le limitazioni sui redditi hanno reso lo strumento poco utilizzato: nel 2024 solo 1.153 persone hanno beneficiato di quota 103, contro le oltre 23mila nel 2023.

Durigon sottolinea che, viste le difficoltà di utilizzo, quota 103 non rappresenta più una forma efficace di uscita e potrebbe essere assorbita dal nuovo strumento basato sul Tfr.

Pensione anticipata contributiva e rendita complementare

Per i lavoratori del sistema contributivo, esiste già la possibilità di anticipare la pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, a condizione che l’assegno superi la soglia minima. La legge prevede un aumento graduale di questa soglia fino a 3,2 volte l’assegno sociale entro il 2030. Per raggiungere il requisito, si può già conteggiare la rendita dei fondi previdenziali complementari, a patto di aumentare i contributi richiesti: da 20 a 25 anni e poi a 30 anni a partire dal 2030.

Opzione donna

Anche l’Opzione donna, misura pensata per favorire le uscite anticipate femminili, registra numeri limitati: nei primi sei mesi del 2025 sono state liquidate appena 1.134 pensioni, con la maggioranza degli assegni sotto i 1.500 euro. L’età minima è di 61 anni (ridotta in alcune condizioni), con almeno 35 anni di contributi e requisiti legati a caregiver, invalidità o crisi aziendali. Durigon ritiene che la misura vada rafforzata, poiché oggi mostra scarsa efficacia e appeal. In più, lo stesso sottosegretario Durigon ha detto che ci sarà un congelamento del requisito dell’età per la pensione.

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