Il pentito: "Ci tirò un colpo..."| Dall'omicidio a Messina Denaro - Live Sicilia

Il pentito: “Ci tirò un colpo…”| Dall’omicidio a Messina Denaro

L'identikit di Matteo Messina Denaro

Un concessionario ricostruisce le fasi di un delitto e parla dei contatti con il latitante.

PALERMO – “Prima lo pigghia cca (alla spalla destra, ndr) e chistu un muriu, u tempo ca chistu scappa verso il bar Nicola ci tira un altro colpo”. Così è morto Salvatore Lombardo, colpevole di avere rubato alla persona sbagliata. Attilio Fogazza ricostruisce la drammatica cronaca dell’agguato di sette anni fa a Partanna, in provincia di Trapani. Un racconto in cui c’è tutto il macabro repertorio di Cosa nostra. Dalla sete di vendetta per punire lo sgarro subito all’esecuzione plateale.

Fogazza, 44 anni, titolare di una concessionaria di auto a Salemi, si è pentito. Innanzitutto nominando un nuovo legale, l’avvocato Monica Genovese, e poi raccontando tutto ciò che conosce. C’era lui al volante della macchina da cui sarebbe sceso Nicolò Nicolosi, pure lui quarantaquattrenne, originario di Calatafimi, per fare fuoco. Le dichiarazione di Fogazza inguaiano Domenico Scimonelli, già finito in carcere con l’accusa di essere uno dei più recenti e fidati fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Scimonelli sarebbe il mandante del delitto: era suo il supermercato dove Lombardo rubò la merce.

La ricostruzione di Fogazza, messa verbale tre mesi fa davanti ai pubblici ministeri Teresa Principato e Carlo Marzella, parte proprio dal furto: “Nel 2009 arrubbano a stu supermercato, Scimonelli dice ‘a mano veni sempri i dintra’ (la mano viene sempre da dentro, ndr), dopo quattro cinque giorni viene e dice io ‘u sacciu cu è, Lombardo, funciazza (soprannome con cui la vittima era conosciuta in paese, ndr)”.

Cinque mesi dopo Scimonelli sarebbe stato fin troppo esplicito: “Viri ca chistu sinn’ave a gghire (questo se ne deve andare, ndr)”. Lo avrebbe detto roteando l’indice e il medio della mano in segno di “morte”. Fogazza aveva paura: “Ci disse… io non sono portato a fare queste cose, dice ‘no tu l’a fare…’ un giorno Scimonelli mi ha detto… ‘ora la devi finire di remare sempre contro di me, tu a fare chiddu che ti dico io?”. E venne il giorno in cui l’imprenditore “porta un fucile a canne mozze…”. Nessun tentennamento in Nicolosi: “Ci dissi ‘Nicola convinto?’, ‘che ti devo dire io ho bisogno’”. Per il killer c’era la promessa di una ricompensa in denaro, mai incassato. Fogazza avrebbe provato fino all’ultimo a tirarsi indietro: “… iddu va pigghia l’arma, con i cartucce e i pallettoni, ci dissi ‘Nicola i sugnu cacatu morto’ e Scimonelli disse ‘tu fai chiddu che dico io…”.

Il 21 maggio 2009, quindici minuti dopo le 19 Salvatore Lombardo fu freddato mentre entrava al bar Smart Cafè di via XV gennaio. Era appena uscito dalla caserma dei carabinieri dove ogni giorno firmava il registro. Una misura cautelare che gli era stato imposta dal giudice dopo che lo avevano sorpreso a rubare l’energia elettrica. Fogazza ricorda bene quel giorno. Erano da poco tornati da una trasferta: “… siamo andati il giorno prima a Roma con il signor Scimonelli per aiutarci a consegnare l’olio alla Carrefour…. e poi ce ne siamo scesi”. Scimonelli era lì, dentro un furgone parcheggiato a una manciata di metri dal luogo del delitto a cui avrebbe assistito “dallo specchietto” retrovisore: “Dalla caserma arriva funciazza, si ferma. Nicola scinniu e gli spara, prima lo pigghia cca e chistu un muriu… u tempo ca chistu scappa verso il bar Nicola ci tira un altro colpo e u pigghia… Nicolosi è salito sopra la macchina…”. Poi la fuga: “Scimonelli mi disse questa macchina falla sparire… io ci rissi a Peppe Genna viri ca machina ave a sparire, perché ci fu l’omicidio… l’arma è stata buttata dove c’è un ponte prima che imbocca la strada per santa Ninfa, l’indomani lo andò a prendere Scimonelli e lo ha fatto sparire…”.

Dietro l’insospettabile figura di imprenditore si celerebbe, dunque, il mandante di un delitto. Un delitto che Scimonelli avrebbe commissionato forte delle sue conoscenze mafiose. Conoscenze che avrebbe coltivato fino a diventare un pezzo grosso in contatto con l’imprendibile Messina Denaro. Originario di Locarno, in Svizzera, Scimonelli potrebbe anche avere aiutato economicamente il latitante. La collaborazione di Fogazza è appena iniziata. Tra le prime cose che ha raccontato, però, c’è una frase che apre nuovi scenari investigativi: “Lui (si riferisce a Scimonelli, ndr) mi ha detto ‘sai mi sono visto con Matteo Messina Denaro, ha problemi economici, verso un tre anni fa”. Il resto del suo racconto è top secret.

 

 


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