Saranno stati qualche migliaio, ieri, in corteo da piazza Sant’Oliva a piazza Pretoria. Allegri, rumorosi, coloratissimi, ma soprattutto fieri della loro diversità. Il popolo gay palermitano si è riversato in piazza, unitamente, con un cartello di associazioni aderenti lunghissimo. “E’ la prima volta che sfiliamo tutti e tutte insieme”, dice qualcuno. Tanti, stanchi di restare nel buio, vogliono raccontare la loro storia. Come Cirus Rinaldi, docente universitario di Sociologia giuridica e assessore con delega alla Cultura e alle Politiche giovanili del comune di Marineo. “La nostra amministrazione – dice – è una delle pochissime siciliane ad aver aderito alla rete Re.A.Dy, un network che unisce le tante pubbliche amministrazioni italiane contro la discriminazione del popolo gay. Il lavoro che si fa a Marineo è importantissimo e complicato. Ma la nostra comunità, di circa 7.000 anime, oggi da finalmente per scontato che al suo interno esistono realtà diverse, ciascuna delle quali merita rispetto. Al di là degli sportelli d’ascolto, il lavoro più importante è quello di formazione e divulgazione del rispetto della diversità, che portiamo avanti nelle scuole”.
E poi, ancora, Francesca Marceca, presidente di Agedo, l’associazione dei genitori di ragazzi omosessuali: “Quando abbiamo iniziato, 10 anni fa, una manifestazione del genere sarebbe stata impensabile, bisognava restare in silenzio. Oggi, invece, è diverso e i nostri ragazzi possono finalmente uscire allo scoperto. Anche se – prosegue – di situazioni difficili continuano ad esisterne tante. Sono ancora oggi troppi i ragazzi palermitani che subisco violenze fisiche, privazioni della loro libertà, nonché dei mezzi di comunicazione con l’esterno”
“Sono i nostri figli e meritano di essere amati comunque!”, interviene la signora Damiana Tomasello, casteldaccese, cattolica e madre di un ragazzo omosessuale. “Oggi, finalmente, riesco anche a dialogare col mio parroco. Io non posso né rinnegare il mio Dio, tantomeno rinnegare mio figlio. Ho visceralmente bisogno di entrambi”
“La mia battaglia – dice, infine, A.C., volontaria dell’Agedo – è stata dura e si è consumata tra le mura domestiche. Amo mio figlio e lui meritava una serenità che non avrebbe mai raggiunto continuando a vivere col padre. Ho scelto la via del divorzio, pur di garantire un futuro sereno a mio figlio. Oggi guadagno facendo le pulizie in casa d’altri, ma il martedì pomeriggio è sacro: rinuncio a lavorare per confrontarmi coi genitori che vivono le mie stesse difficoltà”.
Intanto il corteo si muove e invade le vie del centro di Palermo: genitori, omosessuali, amici etero, simpatizzanti, tutti insieme. Domani si ritornerà a lottare. Oggi si affermano diritti.
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