Acquisire sempre più conoscenze per contrastare in modo efficace il racket e l’usura. E’ l’obiettivo di un corso di formazione post laurea organizzato dall’Università di Palermo e rivolto a circa 80 militari della Fiamme Gialle, che già operano su questo fronte.
Il percorso formativo, articolato in sei incontri, è stato presentato stamani a Palermo. Presenti, tra gli altri, il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Giancarlo Trevisone, il rettore Roberto Lagalla, il comandante interregionale dell’Italia sud-occidentale della Guardia di finanza Saverio Capolupo, il comandante regionale Domenico Achille, il presidente del tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta, il direttore della sede regionale della Banca d’Italia, Giuseppe Sopranzetti, l’assessore regionale al Bilancio Gaetano Armao. Presenti anche i docenti universitari Salvatore Costantino e Angelo Cuva, responsabili scientifici del corso.
In sei giornate di studio verranno approfonditi i profili normativi della lotta al racket e all’usura e, come ha spiegato Cuva, “saranno analizzati anche alcuni casi di studio. A tenere le lezioni saranno docenti universitari, ma anche ufficiali delle Fiamme Gialle e rappresentanti delle Istituzioni”.
“Il corso – ha sottolineato il generale Achille – si rivolge a militari che già operano nel contrasto alla criminalità con particolare riferimento al racket e all’usura, per accrescerne le conoscenze e rendere la loro azione ancora più mirata. Il percorso rientra nell’ambito di un’intesa siglata con l’ateneo palermitano e che prevede anche attività di formazione”.
“E’ solo una delle iniziative – ha sottolineato Lagalla – che vedono la nostra università in prima fila per la tutela della legalità. Pensiamo al corso per la gestione dei beni confiscati, al protocollo siglato con la Prefettura e il comitato Addiopizzo per garantire la massima trasparenza dei nostri fornitori o alle facilitazione per gli studenti che appartengono a famiglie vittime della mafia o dell’estorsione”.
A sottolineare l’importanza dei percorsi formativi il comandante Capolupo: “assicuriamo al 25% dei nostri ufficiali almeno un corso all’anno. Implementare la formazione ci aiuta nel dialogo con la magistratura e riempie di contenuto reale il nostro ruolo di polizia economica”.
Un ruolo chiave nella lotta a racket e usura è però dato dalla sinergia tra forze dell’ordine, istituzioni e società civile. A ribadirlo è stato Trevisone, secondo il quale “è necessario muoversi lungo tre direttrici: repressione, prevenzione e solidarietà. Si deve poi fare un’opera di maieutica: cioè trovare anche una forma per forzare le vittime a denunciare affinchè il circuito virtuoso emerga a tutto tondo”.
“Anche la Regione – ha aggiunto Armao – sta facendo la propria parte. Nell’ambito del credito d’imposta abbiamo introdotto una serie di clausole per garantire che puntano all’emersione del fenomeno del racket inducendo l’imprenditore a denunciare, allontanando chi non vuole farlo. L’imprenditore che chiede di accedere al beneficio deve infatti dichiarare non solo di non accettare richieste estorsive, ma di non averlo fatto neppure nei tre anni precedenti la richiesta. Chi dichiarerà il falso, perderà automaticamente i contributi e dovrà restituire quelli di cui ha già goduto”. Per Armao “si tratta di una misura innovativa per scongiurare che con le risorse messe a disposizione possano confluire nelle tasche dei mafiosi”.