“Niente dimissioni, per il momento”. Il segretario regionale del Pid Nino Dina “non abbandona” il suo ruolo. Ma da oggi, oltre a essere il “segretario” sarà anche il “notaio” del partito del ministro Romano. Nel vertice di questo pomeriggio, le sue dimissioni sono state respinte dal coordinamento regionale del partito. “Si è compresa – spiega Dina – la necessità di un rilancio. Ma tutto andrà verificato nel tempo”.
Onorevole Dina, cosa l’ha convinta a rinunciare alle dimissioni?
“Oggi al coordinamento ho ribadito quanto proposto qualche giorno fa. E il partito ha capito”.
Cioè? Quali erano i punti più “critici”?
“Uno su tutti: la necessità che il Pid avesse una vita autonoma rispetto al Pdl, pur rimanendo in una coalizione di centrodestra”.
Quindi sventato il rischio di un assorbimento del partitone di Berlusconi e Alfano?
“Per il momento sì”.
Per il momento?
“Noi non siamo interessati a confluire nel Pdl. Ma se, come pare, l’intenzione fosse quella di creare una promanazione italiana del Partito popolare europeo, allora noi ci potremmo stare, a pieno titolo”.
Intanto il Pid come si muoverà?
“Dalla riunione di oggi è emersa un’altra esigenza: dobbiamo rivitalizzare il partito, riaprirlo ala gente, favorire la massima partecipazione”.
E come farete?
“Intanto dobbiamo rinnovare gli organi statutari. Creare così un’organizzazione, una struttura nell’Isola. Tutto avverrà attraverso assemblee aperte a tutti. Non chiederemo l’esibizione di una tessera”.
Quindi, “ripartire” è la parola d’ordine. Tutto risolto allora?
“Calma. Ci siamo ritrovati su ciò che ‘bisogna fare’. Ma tutto questo va verificato nel tempo. Le mie dimissioni sono state respinte. Ma se le cose non cambiano…”.
Torniamo a qualche giorno fa. Qual era il suo stato d’animo quando ha annunciato le dimissioni?
“Guardi, l’impressione che avevo era quella di un elettorato in grande sofferenza. E di un partito che tentennava e rischiava di perdersi per strada”.
Eppure da qualche mese il Pid può vantare addirittura un ministro della Repubblica…
“Ed è proprio questo il punto. Una volta ottenuto questo splendido risultato è come se ci fossimo seduti. Fermati. Siamo entrati in una fase di totale inattività”.
Lei infatti ha parlato di trasformazione in un “partito del ministro”.
“Del ministero, per la precisione”.
Non cambia molto. Oggi Romano era presente alla riunione, che le ha detto?
“Romano s’è reso conto che c’è un percorso da rilanciare. E lo possiamo fare solo tutti insieme. Ne va della nostra sopravvivenza”.
In questi giorni l’ha cercata qualcuno?
“In che senso?”
Lombardo ha parlato di lei come “prezioso interlocutore”. Lei nel Nuovo polo avrebbe trovato forze politiche tradizionalmente assai vicine…
“Mi rendo conto che l’Mpa, oggi, è alla ricerca di una classe dirigente che ancora non possiede. Ma non può pensare di costruirla con chi, come me, agli autonomisti ha chiuso sempre la porta in faccia”.
Perché questo “no” così netto?
“Perché ciascuno di noi ha la sua storia. E io non farò mai parte di quella di un partito che ha scelto il ribaltonismo e il tradimento degli amici”.
Si riferisce ai rapporti tra Lombardo e Cuffaro?
“Certamente. Anche a quelli. Non si può sempre e solo fare politica. A volte vanno rispettate anche delle regole di vita. E Lombardo non lo ha fatto”.