Nonostante il chiasso mediatico suscitato dalle polemiche intorno al mio pubblico intervento di qualche settimana fa da “partigiano della Costituzione”, non rinuncio all’idea di stimolare un serio dibattito sul tema della Costituzione oggi. Anche se non posso non chiedermi se sia ancora possibile un confronto, magari serrato e aspro ma civile, su questioni così cruciali, viste certe reazioni che denotano il grave imbarbarimento della lotta politica, sempre alla ricerca di pretesti per tirare acqua al proprio mulino. Il tutto nel contesto di un complessivo grave arretramento del dibattito politico-culturale nel nostro Paese, al quale si spera che la parte più consapevole del mondo delle istituzioni e dell’informazione sappia porre rimedio.
Nella speranza che si possano presto creare le condizioni per un sereno e fruttuoso confronto, mi chiedo, allora, se ci sia ancora spazio per posizioni di costituzionalismo “radicale”, potremmo dire di “costituzionalismo progressivo”. Ecco la questione che il “partigiano della Costituzione” intendeva proporre. Esiste ancora una funzione propulsiva della nostra Costituzione e dei suoi principi fondanti? Io sono convinto di sì, ma occorre intendersi sull’autentico significato di certe espressioni e farne tesoro.
La questione sulla Costituzione oggi è anche chiedersi se abbia ragione un autorevole giornalista come Piero Ostellino quando la ritiene superata dai tempi e perciò bisognosa di profonde riforme e revisioni. Io personalmente ritengo il contrario. Credo che la nostra Carta mantenga una sua modernità che ne giustifica la difesa a oltranza, e che – anzi – soffra di una sua attuazione soltanto parziale, perfino in alcuni suoi principi fondamentali, per cui le nuoce il solco sempre più profondo che separa la Costituzione concepita e scritta dai Padri Costituenti da quella materiale, che vive nella pratica quotidiana dei diritti di ciascun cittadino. Non è forse vero che diritti costituzionali fondamentali, come il diritto allo studio e all’istruzione pubblica, il diritto al lavoro, la libertà di informazione e il diritto di cronaca, il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e il diritto ad un processo giusto e ad una sentenza in tempi ragionevoli, sono in crisi, o comunque sotto pressione, anche per effetto di prassi legittimate e di nuove leggi ordinarie e progetti di riforma legislativa?
E non è forse vero che si va attuando un riassetto istituzionale dove viene a rischio perfino il principio della separazione dei poteri, fondamentale in uno Stato di diritto, a discapito delle istituzioni di garanzia ed a favore di un esecutivo che concentra sempre più poteri nelle proprie mani? Ed allora se è vero tutto questo, o comunque se tutto questo può essere legittimamente sostenuto, v’è da chiedersi se siamo proprio certi che questa Costituzione, questi principi vadano cambiati, o non sia più giusto piuttosto continuare a difenderli. E io credo che ogni magistrato come cittadino abbia il diritto e come uomo di legge abbia perfino il dovere di intervenire, in qualunque sede ed a qualunque costo, qualunque siano le reazioni e le polemiche che ne conseguiranno, perché questa Costituzione sia difesa e perché siano create le condizioni per attuarla nella sua parte promozionale dei diritti dei cittadini. Senza distinzioni.