Braccato dalla mafia, scrive ai giornali:| "Se non mi ascoltate mi uccido" - Live Sicilia

Braccato dalla mafia, scrive ai giornali:| “Se non mi ascoltate mi uccido”

LA RICHIESTA DI AIUTO
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Non è bastata neanche la fuga dalla Sicilia, né la collaborazione con le forze dell’ordine. La lettera inviata da un giovane ventisettenne originario dell’Isola, e riportata nel suo contenuto dal “Corriere.it”, traccia i contorni di una storia che parla di carcere, usura, mafia e minacce.

Il padre di Giuseppe – nome fittizio – adesso si trova all’estero. Lui è fuggito al Nord, ma in Italia non si sente ancora al sicuro. Continua a ricevere minacce, le stesse che lo hanno spinto a partire. Le minacce di chi lo vuole morto. La vita di Giuseppe è quella dei tanti giovani che hanno preso la “strada sbagliata”. Ammette di essere stato in carcere e che di errori ne commessi tanti . Decide però di aprire un’attività commerciale. Tremila euro non ce li ha, e si rivolge agli strozzini che faranno lievitare gli interessi fino oltre il 200 per cento.

Poi un furto: la casa di un politico situata nei pressi del piccolo paesino dove vivevano è stata saccheggiata. E la mafia locale, che individua, secondo quanto raccontato dal giovane, proprio in suo padre l’autore del colpo. Il padre di Giuseppe viene sequestrato e minacciato di morte: i mafiosi vogliono avere indietro la refurtiva. A quel punto, padre e figlio decidono di collaborare con le forze dell’ordine e iniziano a fare i nomi di mafiosi e usurai. Le minacce allora aumentano e continuano a non sentirsi protetti. Giuseppe lo scrive nella sua lettera: “Mio padre è scappato all’estero e io al Nord Italia senza neppure prendere un cambio dei vestiti, eravamo certi che ci avrebbero uccisi, ma da sei mesi a questa parte continuo a vivere nel terrore perché ricevo ancora minacce di morte al telefonino. Io e la mia famiglia siamo in pericolo di vita, questi mafiosi non mollano e continuano a darci la caccia anche fuori dalla Sicilia. Temo che primo o poi ci troveranno”.

Allora Giuseppe sceglie la stampa come ultimo appiglio, e scrive: “Invierò questa lettera a tutti i giornali e se entro dieci giorni nessuno mi darà ascolto mi ucciderò”.

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