Pescherecci minacciati dai libici: equipaggi tornano ad Aci Trezza - Live Sicilia

Pescherecci minacciati dai libici: equipaggi tornano ad Aci Trezza

I colpi di arma da fuoco esplosi dalla motovedetta libica non hanno lasciato segni sulle imbarcazioni. "Ma gli equipaggi hanno avuto paura".

CATANIA – Il rientro al porto di Aci Trezza è previsto tra oggi e domani. E solo in quel momento la brutta avventura degli equipaggi delle imbarcazioni Salvatore Mercurio e Luigi Primo potrà dirsi conclusa. Sono i due pescherecci, iscritti al compartimento marittimo di Catania, nei confronti dei quali una motovedetta libica avrebbe esploso diversi colpi di arma da fuoco, nelle acque internazionali del Canale di Sicilia, a nord di Bengasi.

In tutto, sono coinvolti poco più di una decina di persone. Si tratta di pescatori provenienti dall’area acese della provincia di Catania, impegnati in una battuta di pesca. “Secondo quanto mi hanno raccontato quando li ho sentiti – spiega a LiveSicilia Fabio Micalizzi, della Federazione armatori siciliani – I colpi di avvertimento sono stati esplosi da un uomo, ben visibile, che indossava dei pantaloncini, mentre i pescherecci venivano minacciati dalla motovedetta libica. Gli equipaggi hanno avuto paura, mi hanno detto”.

Secondo la ricostruzione della Marina Militare, intervenuta sul posto con la fregata Grecale per salvare i pescatori etnei, il fatto è avvenuto nella sera di venerdì. La motovedetta libica si sarebbe avvicinata, accusando i due pescherecci di avere violato le zone di pesca della Libia. Fatto negato dalle imbarcazioni siciliane. Le tensione tra la motovedetta nordafricana e i due natanti siciliani sarebbe salita, fino all’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco a mo’ di avvertimento. “Per fortuna nelle vicinanze c’era una nave della Marina Militare, la Grecale – aggiunge Micalizzi – Il tutto sarà durato circa 45 minuti“.

All’arrivo della Marina Militare, la motovedetta libica si è allontanata, lasciando liberi i pescatori etnei. “La Federazione armatori siciliani presenterà lunedì mattina un esposto alla procura della Repubblica di Roma – afferma Micalizzi – Ci sentiamo minacciati durante le nostre attività di pesca: è successo ai colleghi, non è la prima volta che capita e capiterà ancora”. Gli spari, sottolinea Micalizzi, sono stati esplosi “mentre le barche si trovavano in acque internazionali: sono plurime violazioni del diritto internazionale che devono essere punite.”

E, più di tutto, deve essere garantita la sicurezza, anche futura, degli equipaggi siciliani che si spingono a pescare in zone ormai considerate pericolose per via dell’intervento delle forze armate libiche. “I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo devono sedersi attorno a un tavolo e stabilire nuove regole comuni“, conclude Micalizzi. Solo così, sostiene il rappresentante degli armatori, si potranno evitare abusi e minacce. E si daranno condizioni di sicurezza ai pescatori che, al momento, “spesso non denunciano fatti come questi per paura“.

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