PALERMO – Oltre 400 milioni di euro per mettere in piena efficienza le dighe dell’isola. Questo il piano di lavoro del governo regionale, concordato nel corso di un incontro a Palermo tra il presidente della Regione Nello Musumeci e il dirigente generale della direzione dighe del ministero delle Infrastrutture, Ornella Segnalini. Nel corso del vertice, si è proceduto a fare il punto sui progetti, del valore di quasi 465 milioni di euro, che la Regione ha presentato a Roma e i cui finanziamenti sono in fase di assegnazione da parte del ministero per il settore idrico nazionale.
Nel lungo elenco, sono stati inseriti il ripristino funzionale e il riefficientamento di molte opere di presa alimentanti gli invasi, di acquedotti di interconnessione tra serbatoi artificiali, di adduttori di alimentazione di reti irrigue e potabili, di infrastrutture e impianti consortili per i comprensori irrigui. In particolare, sono stati previsti 32 interventi per un totale di 198 milioni per la sezione ‘Invasi’ e 34 per 267 milioni di euro per quella ‘Acquedotti’. Fra le opere per le quali sono stati chiesti i finanziamenti c’è anche il completamento della diga Cannamasca nell’Agrigentino, la progettazione esecutiva di quella di Blufi, oltre a importanti collegamenti fra i vari impianti. Previste anche azioni di risanamento su molte opere esistenti per potere essere finalmente collaudate e quindi capaci di immagazzinare maggiori volumi idrici. Se le dighe fossero tutte collaudate, infatti, la capacità degli invasi aumenterebbe di circa il quaranta per cento, passando dall’attuale volume autorizzato di 417 milioni di metri cubi a 578 milioni.
Le progettazioni preliminari, e in alcuni casi anche esecutive e quindi già cantierabili, sono state realizzate con le risorse interne degli Ufficio dighe, coordinato dall’ingegnere Francesco Greco. “La grave crisi idrica, potabile e irrigua – spiega Musumeci – è una delle emergenze decennali, mai risolte, che il mio governo ha dovuto fronteggiare fin dall’insediamento. Non ci siamo limitati, però, solo agli interventi immediati. Con gli interventi programmati, dopo un trentennio ben 14 dighe passeranno dall’esercizio provvisorio al collaudo definitivo. Abbiamo pensato a un Piano strategico di potenziamento delle infrastrutture, che fra qualche anno ci potrà consentire di guardare all’attuale stato di crisi come un lontano ricordo Nel corso dell’incontro, si è proceduto anche a una valutazione congiunta dello stato dell’arte del Piano nazionale dighe e del Patto per il Sud, già programmati e finanziati con il Fondo di sviluppo e coesione 2014/2020, per i quali il governo ha accelerato l’attuazione. A breve, infatti, si procederà con le gare per i servizi e subito dopo per l’appalto dei lavori”.
Nel piano nazionale sono previsti diciassette interventi per 53 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti altri sei progetti presentati dal governo Musumeci per un valore di altri 62 milioni di euro, di cui sessanta destinati al completamento della diga Pietrarossa, opera strategica a cavallo tra Enna e Catania, una delle maggiori incompiute ultradecennali. All’interno del Patto per il Sud, invece, sono inserite venti opere per un importo complessivo di quasi 43 milioni di euro che serviranno alla realizzazione di condotte by-pass – per il superamento delle zone franate – del nuovo acquedotto Scillato, che riveste un ruolo primario per l’alimentazione idrica della Città metropolitana di Palermo.
“La strategia complessiva del governo – conclude – prevede tre priorità, che rappresentano una novità rispetto al passato: completamento delle incompiute, interconnessione delle dighe e manutenzione straordinaria delle infrastrutture. Abbiamo accelerato per completare gli interventi previsti dalle diverse Programmazioni entro i termini stabiliti dal governo nazionale. In questo modo potremo mettere in sicurezza le grandi dighe e ripristinare la funzionalità degli impianti idrici, incrementando, così, la capacità di invaso e la disponibilità di risorse idriche a tutto vantaggio della popolazione, dell’ambiente, dell’agricoltura e dell’industria della Sicilia”.
(ANSA).