Interrogata la Corsello| Fiume in piena, accusa la Scilabra - Live Sicilia

Interrogata la Corsello| Fiume in piena, accusa la Scilabra

Anna Rosa Corsello

Più di cinque ore di interrogatorio. Anna Rosa Corsello si presenta da indagata in Procura, a Palermo, e prova a vestire i panni della grande accusatrice. Dubbi dei pm sull'assunzione della figlia della dirigente.

CAOS PIANO GIOVANI
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PALERMO- Più di cinque ore di interrogatorio. Anna Rosa Corsello è un fiume in piena davanti ai pubblici ministeri che la interrogano nell’ambito dell’inchiesta sul “Piano giovani”. Si presenta da accusata e prova a vestire i panni della grande accusatrice. Anche se le tocca giustificare il fatto che in una delle aziende del consorzio incaricato di gestire il Piano lavorasse sua figlia.

La Corsello punta il dito contro l’operato dell’assessore regionale alla Formazione Nelli Scilabra a cui accolla ogni scelta. Risponde così al giovane assessore che l’aveva tirata pesantemente in ballo quando era stata sentita come persona informata sui fatti. La Corsello, ex dirigente generale del dipartimento della Formazione, usa parole pesanti per definire il comportamento della Scilabra, a cui fa da contraltare la grande stima che ribadisce nei confronti del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Dopo l’interrogatorio dirà di “non avere mosso accuse nei confronti di alcuno, avevo chieso di essere sentita e per questo sono andata a spiegare le procedure amministrative e i documenti che ho prodotto. Atti che servono a chiarire le ragioni di determinate scelte amministrarive”.

La Corsello si presenta all’appuntamento con i pm Piero Padova e Luca Battinieri, sono coordinati dall’aggiunto Dino Petralia, con una carpetta piena di documenti per dimostrare la trasparenza del suo operato. È accompagnata dagli avvocati Salvatore Modica e Salvatore Tamburo, che è anche il marito della dirigente. Con sé ha pure la copia degli sms che si è scambiata nei giorni precedenti e successivi al click day che doveva servire per raccogliere le domande degli stagisti ed è diventato un fallimento. Non c’è stato bisogno di consegnare i messaggi visto che i magistrati ne erano già in possesso.

È lei, però, a doversi difendere dall’accusa di abuso d’ufficio. È lei l’unica iscritta nel registro degli indagati. Della circostanza si dice sorpresa visto che lei ha eseguito solo direttive prese da altri. E per dimostrarlo non solo consegna la corposa documentazione, ma cita pure alcuni testimoni presenti nei momenti chiave del “Piano giovani”. Dunque, la Corsello alza il tiro e dice che ciò che lei dichiara può essere verificato.

Tutti i segnali fino ad oggi raccolti confermavano che la Corsello avesse una gran voglia di confrontarsi con i magistrati. Lo dimostrava, soprattutto, la scelta di fare certificare alla Questura l’esistenza di una lista di sms ricevuti dalla Scilabra e la richiesta di essere ascoltata ancora prima di finire nel registro degli indagati.

Di fatto la dirigente ribadisce quanto detto in audizione all’Ars, rimarcando che l’assessore non solo conosceva tutti i dettagli del “Piano giovani”, ma ne sarebbe stata responsabile. A cominciare dagli affidamenti diretti su cui si concentrano le maggiori attenzioni dei magistrati: circa 500 mila euro assegnati alla società Genovese Ett per gestire la piattaforma informatica – la stessa piattaforma andata in tilt -, 5 milioni di euro assegnati, anche questi senza gara, a Italia Lavoro per elaborare i dati dei tirocinanti e fornire assistenza ai centri regionali per l’impiego.

“Gli affidamenti sono atti puramente gestionali – si era difeso l’assessore Scilabra in commissione – decisi e voluti da Anna Rosa Corsello. Non mi sono mai occupata di aspetti di quel tipo. A me interessava che il Piano giovani funzionasse”.

C’è un punto che la dirigente non digerisce proprio: l’accusa di avere sfruttato il suo ruolo per piazzare la figlia in una società legata alla Ett. Balle, dice, si tratta solo di un contratto a progetto per un solo mese pagato 800 euro e senza alcun collegamento con le faccende del “Piano giovani”. A fronte di un decennio di impegno nel mondo della Formazione per conto della Regione.

La Corsello arriva al palazzo di Giustizia di Palermo alle quindici e trenta e va via che sono quasi le nove della sera. Nessuno, forse neppure i pm, si aspettavano che il suo interrogatorio durasse tanto. Avrà convinto i pubblici ministeri?


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