PALERMO – “Me l’hanno ammazzata”, aveva detto subito dopo avere scoperto il corpo. Ora la madre di Larimar Annaloro alza il tiro. Parla di “omicidio”, dice di conoscere “nomi e cognomi di chi possa essere stato” ad uccidere la figlia quindicenne trovata morta nella pineta di casa a Piazza Armerina.
Due settimane dopo la mente della madre va in direzione opposta all’ipotesi del suicidio. “Non escludiamo l’omicidio perché è impossibile che una ragazza di quindici anni usi un metodo così violento per togliersi la vita”, spiega Johary Larimar a “Mattino 4”.
“Abbiamo scoperto che…”
“Abbiamo dei sospetti su chi possa essere stato perché abbiamo scoperto che mia figlia è stata minacciata di morte quel giorno a scuola – aggiunge -. Non posso dire su chi cadono i miei sospetti. Ho parlato con gli inquirenti.”
C’è della confusione nella mente di una madre provata dal dolore. Il passaggio con gli inquirenti non è ancora avvenuto. Un freno alle sue dichiarazioni arriva dall’avvocato della famiglia Milena Ruffini: “La madre si è fatta delle ipotesi anche sui possibili autori, ma sono solo sospetti – spiega il legale – tenuto conto che non siamo in grado escludere nessuna ipotesi, neppure quella del suicidio. Non è stata ancora sentita dagli inquirenti, presumibilmente lo chiederemo la prossima settimana”.
L’ipotesi omicidio resta sullo sfondo perché si continua a indagare per istigazione al suicidio cercando nei cellulari sequestrati ad otto ragazzi tracce del video di cui si parla dal primo istante.
La lite a scuola
Larimar, poche ore prima di morire, aveva litigato violentemente con una ragazza a scuola che l’avrebbe accusata di averle “rubato” il fidanzato. Ed ecco spuntare il video come arma di ricatto. Circostanza confermata pubblicamente dal ragazzino. Una vicenda che potrebbe avere gettato Larimar nello sconforto e nella vergogna.
Mamma Johary ha altre certezze: “Nella rete del nostro giardino ci sono dei buchi e si può entrare come si vuole, anche saltando. Noi siamo in questa casa da poco, ci siamo prima concentrati a sistemare il dentro e poi volevamo rimettere a posto il perimetro per questo, per non fare entrare nessuno”.
Si immagina la terribile scena: “E invece se ne sono approfittati e sono entrati quando abbiamo lasciato nostra figlia sola in casa. Abbiamo trovato la sua stanza completamente a soqquadro, con tutto l’intimo a terra”.
“Penso che l’hanno uccisa qua”
“Non so se l’hanno uccisa in casa – sono le sue parole – io penso che l’abbiano uccisa qui sopra perché le scarpe erano bianche e pulite. Ed è stata trovata in ginocchio, c’erano i solchi sotto le ginocchia perché l’hanno lasciata lì già pesante. Era già svenuta o morta. In questa cosa c’entrano anche gli adulti. C’è una rete di complici. Tutti stanno coprendo. E nessuno a me ha detto nulla. Se qualcuno, il preside, il bidello, un docente mi avesse detto che mia figlia era stata minacciata di morte, io non l’avrei lasciata sola. La scuola ha tanta colpa nella morte di mia figlia. Chi sa, parli”.