Pier Carmelo Russo e il Policlinico: | "Non ho mai accettato l'incarico" - Live Sicilia

Pier Carmelo Russo e il Policlinico: | “Non ho mai accettato l’incarico”

Il ritorno in toga
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Pier Carmelo Russo torna a indossare la toga. E lo fa su mandato dell’azienda ospedaliera universitaria di Palermo. L’assessore ex superburocrate andato in pensione nel dicembre 2009, infatti, tolta la veste di pubblico dipendente (che gli impediva di esercitare la professione), è tornato a indossare i panni dell’avvocato, dal maggio 2011.

In un’Aula di tribunale rientrerà nel singolare ruolo di avvocato/assessore regionale per difendere un’azienda che del sistema sanitario regionale fa parte. Si tratta del Policlinico di Palermo, che con una delibera approvata appena qualche giorno fa, lo ha nominato rappresentante legale in un contenzioso con l’oncologa Maria Rosaria Valerio. La donna, finita sotto i riflettori con l’accusa di un presunto collegamento con gli scandali della somministrazione di farmaci oncologici in tre cliniche private, ha presentato un ricorso contro l’azienda universitaria al Tar, il tribunale amministrativo regionale. E l’amministratore delle Infrastrutture regionali difenderà il Policlinico nel contenzioso.

Quella di legale rappresentante è una carica che Russo può comunque assumere, così come previsto da un regio decreto del 1933 che regola i casi di incompatibilità con l’esercizio della professione. Secondo la norma, l’incompatibilità si verifica con “l’esercizio della professione di notaio, con l’esercizio del commercio in nome proprio o in nome altrui, con la qualità di ministro di qualunque culto avente giurisdizione o cura di anime, di giornalista professionista, di direttore di banca, di mediatore, di esattore di pubblici tributi e di incaricato di gestioni esattoriali. È anche incompatibile con qualunque impiego o ufficio retribuito con stipendio sul bilancio dello Stato, delle provincie, dei comuni, delle istituzioni pubbliche di beneficenza, della Banca d’Italia, della lista civile, del gran magistero degli ordini Cavallereschi, del Senato, della Camera dei deputati ed in generale di qualsiasi altra amministrazione o istituzione pubblica soggetta a tutela o vigilanza dello Stato, delle provincie e dei comuni”. Nel caso specifico non c’è incompatibilità perché Russo non percepisce alcuno stipendio pubblico, ma un’indennità (peraltro, come da lui stesso più volte specificato, devoluta in beneficenza) per l’incarico assessoriale.

La replica
L’assessore Pier Carmelo Russo replica con una lettera a Livesicila:  “Eppure solo qualche giorno fa vi aveva concesso una lunga intervista! Devo, dunque, ritenere che questa benedetta redazione di Live Sicilia sia in possesso del numero di telefono del direttore generale dell’azienda Policlinico di Palermo. Se lo aveste chiamato, non avreste avuto difficoltà ad apprendere che non ho accettato alcun incarico dall’azienda Policlinico di Palermo, che pure avrei volentieri svolto, anche a titolo gratuito. Tale incarico, infatti, era relativo ad una ipotesi di danno causato al Policlinico da propri dipendenti per violazione degli obblighi di servizio e, perciò, ad attività di tutela della P.A..

Peraltro, ove avessi accettato, non vi sarebbe stata alcuna incompatibilità, e non per le ragioni che Lei individua con una mera ricopiatura della legge professionale, ma perché avrei agito nell’interesse anche dell’Amministrazione regionale, e contro condotte lesive del servizio sanitario regionale: dunque, anche nell’interesse della Regione siciliana, in piena coerenza con il mio ruolo di componente della giunta di governo.

Tuttavia, la ristrettezza dei tempi previsti per la costituzione in giudizio, mi ha impedito di aderire alla richiesta formulatami dal direttore generale, il quale ha già da lunedì scorso incaricato un altro professionista, come avreste potuto apprendere con quella telefonata. Evidentemente, o l’ansia dello scoop vi ha travolto, oppure quando in quella benedetta redazione vedete il cognome Russo, a prescindere dal nome, le vostre agende telefoniche si smagnetizzano come per incanto, impedendovi, certamente contro la vostra volontà e la vostra riconosciuta imparzialità nei confronti del governo Lombardo (absit iniuria verbis), di documentarvi in modo appropriato”.


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