I "non ricordo" di Pierobon| Faccia a faccia con Cordaro - Live Sicilia

I “non ricordo” di Pierobon| Faccia a faccia con Cordaro

L'assessore regionale Alberto Pierobon

"Mazzette alla Regione". Il verbale dell'assessore all'Energia. Possibile confronto con il collega di giunta

PALERMO – Alberto Pierobon difende il suo operato, ma nella sua deposizione ci sono dei “non ricordo” che non convincono i pubblici ministeri. Ecco perché sembra scontato che il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo chiederanno di mettere a confronto l’assessore all’Energia Pierobon con il collega di giunta Toto Cordaro che ha le delega al Territorio nel processo che vede imputato Paolo Arata e alcuni funzionari regionali per corruzione. I pm hanno depositato il verbale di Pierobon nel fascicolo del dibattimento.

Il 28 gennaio scorso l’assessore è stato convocato in Procura come persona informata sui fatti. I fatti sono le presunte tangenti che Paolo Arata e Vito Nicastri, il re del vento sponsorizzato dalla mafia, avrebbero pagato per ottenere il via libera alla realizzazione di due impianti per la produzione di biometano. Nicastri ha scelto di patteggiare.

Pierobon racconta innanzitutto del suo “casuale” incontro con Arata all’interno dell’assessorato. Lo vide mentre Arata usciva dal portone di ingresso. Il professore genovese, per un periodo consulente per l’energia della Lega di Matteo Salvini, si presentò come “ex parlamentare di Forza Italia, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente, responsabile dell’energia per il centro destra e futuro presidente dell’Area”.

Siamo nel maggio del 2018 e, come emerge da alcuni Sms in possesso degli investigatori della Dia, i rapporti erano molto formali. Un mese dopo, a giugno, divennero più che cordiali, quasi confidenziali. Il 25 giugno fu intercettata, infatti, una conversazione: “Ciao Paolo – diceva al telefono l’assessore tecnico del governo di Musumeci -. Ascoltami, allora domani lui firma quell’atto dovuto… perché è dovuto ok”. Dall’altro lato della cornetta Arata esultava: “Ah, che bella notizia”. E Pierobon: “Eh beh, ma finché non è… non portiamo a casa la pelle dell’orso”.

Di cosa parlavano? Secondo l’accusa, del parere di valutazione ambientale per dare il via libera agli impianti in società con Nicastri e che Salvo Cocina, il dirigente del dipartimento Acque e rifiuti, non firmò mai.

Cosa avvenne tra l’incontro di maggio in assessorato e la telefonata di giugno? Come mai i rapporti da casuali divennero confidenziali in così poco tempo? “Non riesco a ricordare e riferire in che modo si sono evoluti i rapporti”, dice Pierobon. Sempre nel corso della conversazione di giugno Arata chiedeva all’assessore: “Ricordati l’altra cosa se vuoi”. “Non sono in grado di ricordare il riferimento di Arata – dice Pierobon – posso immaginare che si riferisse ala sollecitazione di Cordaro in vista del procedimento Via”.

Cordaro – il suo assessorato mai diede parere favorevole alle richieste di Arata, pure lui sentito dai pm aveva riferito che “l‘assessore all’energia Alberto Pierobon, a iniziare dall’autunno del 2018, iniziò a invitarmi e più volte a sollecitare gli uffici competenti ed evadere la pratica di Arata. L’impressione che ebbi è che Pierobon desse per scontato che la commissione si esprimesse nei termini evoluti da Arata”. Pierobon sostiene che l’impressione del collega di giunta fu sbagliata: “Ho messo in contatto Paolo Arata e Cordaro affinché si occupasse dei ritardi e della inefficienze della Commissione Via, anche se non ho mai dato per scontato che l’esito del procedimento fosse favorevole alle istanze di Arata, così come dichiarato dall’assessore Cordaro”.

Da qui la necessità del confronto anche per spiegare un’altra dichiarazione dell’assessore all’Energia: “Cordaro mi disse più volte che non gradiva utilizzare il telefono”.

Infine l’assessore spiega la scelta di coinvolgere un avvocato del suo staff per un parere legale sulle richieste di Arata. È vero, ma lo fece “a fronte delle perduranti lamentele di Paolo Arata in merito alle inefficienze e ai ritardi in relazione alle pratiche della Solgesta (una delle aziende del duo Arata-Nicastri”). Pierobon coinvolse il suo staff “perché Arata paventava azioni giudiziarie, esposti e denunce contro la mala gestio della Regione”.

 


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