CATANIA – C’è un processo per il caso della sparatoria davanti a un autonoleggio di Nesima del 27 maggio scorso. Non si registrarono feriti, ma fu una pioggia di proiettili, esplosi ad altezza d’uomo da entrambe le parti. Adesso si va a giudizio e tra gli imputati figura anche colui che sarebbe stato l’autore di una sorta di spedizione punitiva improvvisata, ovvero tale “Turi a mina”, al secolo Salvatore Musumeci, 54enne.
Il rito abbreviato
L’uomo è difeso dall’avvocato Francesco Antille. Non è chiaro in questa fase in quanti abbiano chiesto il giudizio abbreviato e quanti siano gli altri imputati. Sta di fatto che la Procura ha deciso di esercitare l’azione penale nei confronti di vari catanesi. L’indagine si è mossa in entrambi i fronti. Tra gli indagati, in pratica, c’era Musumeci, ma anche coloro che avrebbero risposto al fuoco, poi tentando di nascondere le armi.
L’indagine
L’indagine è stata svolta dagli agenti della Squadra Mobile di Catania. Le accuse, ipotizzate a vario titolo per gli indagati, vanno dal tentato omicidio alla detenzione e al porto in luogo pubblico di arma clandestina e ricettazione.
L’udienza
Il prossimo venerdì 12 gennaio, dinanzi al Gup Dorotea Catena, compariranno coloro che hanno scelto il rito alternativo. Le accuse, va specificato, sono contestate a vario titolo agli indagati. Tutto sarebbe scaturito da un contrasto tra i gestori dell’autonoleggio e una terza persona, non indagata. Musumeci sarebbe intervenuto proprio in favore di questa “terza persona”. Avrebbe agito con alcuni fiancheggiatori.
La dinamica
L’imputato avrebbe esploso ripetuti colpi d’arma di pistola. Alcuni avrebbero colpito delle pareti, altri sarebbero stati esplosi ad altezza d’uomo e in direzione di uno dei due gestori dell’autonoleggio. Quest’ultimo avrebbe risposto al fuoco, usando una pistola che sarebbe stata rinvenuta nel luogo della pioggia di proiettili. Musumeci, insomma, avrebbe avuto dei complici, e poi si sarebbe disfatto della pistola, consegnandola ad altre due persone indagate (per detenzione illegale d’armi).
Dal canto loro, i gestori dell’autonoleggio, sempre secondo le ipotesi di reato, avrebbero cercato di occultare le due armi (la prima arma clandestina e la seconda arma giocattolo) in loro possesso sotto delle auto parcheggiate nelle adiacenze del loro esercizio commerciale.