PALERMO – Pretendevano dieci euro per ogni buttafuori. La denuncia del responsabile di un’agenzia privata di sicurezza fa scattare l’accusa di tentata estorsione nei confronti di Paolo e Rosaria Liga, Giuseppe Sanzone, Claudio e Riccardo De Lisi. Sono stati tutti fermati ieri nel blitz dei carabinieri del Comando provinciale e della Compagnia di Bagheria.
Parole esplicite sin dal promo appoccio: “Chiedevano un aiuto economico per il mantenimento” dell’allora latitante Paolo Liga e pretendevano “10 euro per ogni persona” impiegata.
“Soldi non ho e non te ne darò mai né a te né a qualcun altro”, aveva risposto l’imprenditore che si era avvalso della collaborazione Claudio De Lisi in alcune feste private “per evitare problemi e per il quieto vivere… l’ho impiegato solo per la festa di Halloween 2015 e la sera di Capodanno, presso una villa in contrada Bellacera di Santa Flavia”.
Paolo Liga non si arrese dopo il rifiuto di pagare e fece avere alla sorella Rosaria “un bigliettino dove ci sono scritti i nomi… lui dice di dirglielo a… capito?… a Cosimo… il Malavita (soprannome di un uomo non identificato) ed un altro mi ha detto…”. Erano i nomi di gente da fare lavorare come buttafuori.
Ad un certo punto si fece sotto Sanzone, visto che nel frattempo, nel 2016, Paolo Liga si era prima dato alla latitanza e poi era stato arresto. Insomma, le spese erano aumentate: “Prima del Capodanno fui avvicinato da Sanzone Giuseppe – ha aggiunto l’imprenditore – mi avvertì che per quanto riguardava la consegna dei soldi per il mantenimento di Liga Paolo, avrei dovuto fare riferimento a lui, divenutone il responsabile e non più ai fratelli Riccardo e Claudio De Lisi… riferì sempre per dilazionare i tempi, che avrei pagato la somma estorsiva solo dopo il capodanno”.
Era una questione “di sopravvivenza”, legata “alla carta di cinquanta euro”, come diceva Riccardo De Lisi. Quando Liga finì in carcere nel 2016, nel corso di un colloquio, la sorella gli fece sapere che i carabinieri “vanno domandando a tutti se ci andiamo… nelle discoteche”. Erano le indagini sul pizzo all’agenzia di sicurezza che ora fanno parte del provvedimento di fermo della Procura di Palermo.