PALERMO – Era una costola del processo principale, quello che si è chiuso con una raffica di condanne per gli affiliati alla famiglia mafiosa di Monreale.
Salvatore Billetta è stato condannato dal Tribunale presieduto da Bruno Fasciana a quattro anni e mezzo per minacce aggravate ai danni del titolare di un negozio di mobili. Mentre sono stati assolti Giovanni Pupella e Alberto Bruscia imputati per delle tentate minacce aggravate dal metodo mafioso. In alcune intercettazioni si faceva riferimento a delle cartucce da recapitare a tre persone che avevano commesso dei furti senza autorizzazione a Monreale.
I legali delle difese, gli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Salvino Caputo, Mauro Torti e Valentina Castelluccii hanno sostenuto che non ci fosse la prova del loro concreto ruolo nell’intimidazione.
Nel troncone principale del processo, l’accusa allora come oggi è rappresentata dai pubblici ministeri Dario Scaletta, Amelia Luise e Federica La Chioma, la Procura ha ricostruito una stagione di violenza e lotta per il potere.
I mafiosi di Monreale sfidarono quelli di San Giuseppe Jato, dove da sempre ha sede il mandamento, e la reazione fu veemente. Dalle minacce accompagnate dalle teste di capretto si arrivò ai pestaggi. In quel processo tutti e tre gli imputati sono stati condannati lo scorso aprile per mafia.