CATANIA – Studiare in cinquanta dentro aule da venticinque posti. Disegnare per terra, perché i banchi non si saprebbe comunque dove metterli. Chiedere appoggi e ragioni da anni, senza ottenere risposte serie: gli alunni del Liceo Artistico Emilio Greco non potevano più attendere. Perciò, dopo una serie d’iniziative di protesta ad intensità crescente –autogestioni, cogestioni-, lunedì 20 Novembre hanno occupato la sede centrale dell’istituto, in via Buonafé, nel cuore dell’Antico Corso catanese. Un tipo d’occupazione abbastanza particolare, ci siamo accorti, incontrando i giovani militanti costituitisi in collettivo. “Ci definiamo tali perché ci muoviamo e ragioniamo insieme, ma abbiamo deciso di essere apolitici e apartitici”, ha chiarito un’allieva dell’istituto, proseguendo con l’illustrarci in dettaglio i motivi della protesta.
Più voci, ben determinate, hanno disegnato un quadro di degrado e disinteresse che purtroppo non stupisce. “Il problema più vistoso riguarda le aule della sede di S.G. La Punta. Oltre ad essere sovraffollate, occorrerebbero laboratori funzionanti: uno informatico e un altro per la ceramica”. Ma non solo gli ausili didattici risultano insufficienti: “Ci manca l’infermeria, che viene usata come aula; il lettino si trova in vicepresidenza. L’aula dei docenti, d’altra parte, non esiste”. In attesa di una seria risposta istituzionale, gli allievi dell’ Emilio Greco fanno lezione anche nei corridoi: “Materiali necessari ma ingombranti, come i banchi da disegno, anche se disponibili non possono essere utilizzati ”, lamenta un altro alunno.
Carenti anche le dotazioni per disabili. I bagni, dopo essersi allagati, sono rimasti inagibili, adibiti poi a ripostigli: la momentanea assenza di portatori di handicap non può essere una scusante. Scarsa considerazione, a detta degli studenti, avrebbe poi l’istituto stesso: tanto in sede amministrativa, quanto presso le altre realtà didattiche e talvolta tra i compagni di corsi diversi: “Al Polivalente un piano intero è stato assegnato quest’anno al Majorana e al De Nicola, benché noi lo richiedessimo da almeno tre anni. E la loro carenza di aule non era paragonabile alla nostra”. Certo è che, fino all’anno scorso, i rappresentanti degli studenti sono stati congedati frettolosamente da esponenti della Provincia con una risposta classica: “Provvederemo”. Invece la questione perdura da sei anni, se è possibile peggiorando. “Siamo in continua crescita: circa cento nuovi iscritti l’anno. Perciò la situazione può diventare ingestibile”, si osserva.
Riscontri positivi, però, esistono. Anche per il modo in cui finora la protesta è stata condotta: un presidio deciso, ma ben ragionato e improntato al dialogo: “Abbiamo scelto di creare un disagio interrompendo le lezioni”, ci ha spiegato un’esponente del collettivo, “però la segreteria è stata mantenuta attiva: infatti il messaggio che vogliamo lanciare riguarda l’aspetto didattico, ma teniamo alla nostra scuola e vorremmo solo poterla vivere meglio. Del resto studiamo qui sette ore al giorno: per noi è quasi casa”.
Solidarietà e appoggio stanno arrivando dalle altre scuole cittadine: a giorni una protesta congiunta: “L’Emilio Greco è in città un esempio noto ed evidente di edilizia scolastica insufficiente, ed uno degli esempi pratici di protesta contro la Buona Scuola” : questo si sa, e la riforma non ha giovato. Anche il corpo insegnanti, pur dovendo dissentire riguardo l’occupazione, sembra manifestare una certa condivisione: probabilmente è ormai chiaro come la mancanza di spazi interessi anche la sicurezza di strutture e occupanti. Il rapporto instauratosi con le forze dell’ordine si direbbe privo di conflitti: “Polizia e carabinieri passano ogni tanto ad informarsi su come stiamo”, notano i ragazzi con tranquillità. Da parte del Provveditorato arriva intanto il suggerimento d’inoltrare alla Provincia l’ennesima richiesta di spazi: un “muro di gomma” al quale ormai non crede più nessuno. Per l’immediato, la presidenza dell’istituto ha proposto la soluzione dei doppi turni: ma appare chiaro che si tratti di un compromesso momentaneo.
Quanto alle sedi distaccate, quella di Battiati ha già fatto sentire la propria voce riguardo alla mancanza di una palestra, o quanto meno d’un luogo adeguato dove poter svolgere attività fisica: l’accordo col Comune non sembra qui impossibile, sebbene si debbano coordinare gli orari di fruizione con quelli di altri contesti associativi. Insomma, pur nella volontà di non creare conflitti gli studenti sono ben decisi ad ottenere risultati pratici. E forse un po’ orgogliosi dell’amore per questi luoghi e per gli studi artistici, al quale hanno già dato voce anche con diversi dipinti murali: da sempre un veicolo immediato per dar forma al pensiero.