Policlinico, lacrime e isole felici | Ma attenti al busto di Padre Pio... - Live Sicilia

Policlinico, lacrime e isole felici | Ma attenti al busto di Padre Pio…

Pronto soccorso, la situazione è buona. Ma anche qui non è mancata la violenza contro il personale.

PALERMO – Quando arriva un bambino che sta male, anche i professionisti più esperti, abituati alle suture e alle lacrime, vengono percossi nelle fondamenta. Il lavoro di un medico o di un infermiere non è una catena di montaggio della raccolta indifferenziata; puoi farlo solo se possiedi un’alta riserva di altruismo. Ma, quando agisci su un corpo, quando ricorri alla tecnica per offrire una soluzione, non devi cedere allo smarrimento. Tuttavia, adesso che una bimba in crisi che piange, portata in braccio dalla madre, sta attraversando l’ingresso dell’area d’emergenza del Policlinico, anche il ‘grande capo’ Vittorio Giuliano, il responsabile, impallidisce un po’ in viso, prima di ritrovare all’istante la sua abituale calma.

Non c’è niente, come un pronto soccorso, che sollevi il velo messo a protezione della nostra umanissima fragilità. Non c’è niente che unisca come la consapevolezza condivisa del dolore. Una porticina separa e poi riunisce quelli che soffrono e coloro che si offrono. Si combatte su lati dissimili della trincea, eppure è la stessa battaglia.

Al Policlinico, protagonista della nuova puntata del viaggio sanitario di LiveSicilia, coordina lui: il dottore Vittorio Giuliano, uno che ha provato personalmente l’efficienza dei suoi. “E’ accaduto a novembre – ricorda – mi sono messo in moto per venire qui e avevo un dolorino al petto. Abbiamo scoperto che era un infarto”. Intanto, la bimba è stata presa in carico da una dottoressa gentile. Qualche domanda di approccio. Dovrebbe essere un malessere di passaggio.

Le corsie tratteggiano un panorama differente dal resto. Non c’è calca, non ci sono tensioni. Dica la verità, dottore Giuliano, le barelle le avete messe nello scantinato? Lui abbozza un sorriso: “Abbiamo un metodo organizzativo che ci soddisfa. Lo spazio per l’osservazione breve (lì dove i pazienti sostano in attesa del trasferimento, ndr) non si trova qui, è distaccato e questo evita l’affollamento. Le persone, ovviamente in sicurezza e stabilizzate, vanno più celermente nei reparti. C’è una grande disponibilità da parte di tutti”.

Magari sarà un giorno fausto, magari no, è solo normalità. La squadra dei medici è al completo. Manca qualche infermiere. Si direbbe un’isola un po’ più felice. “Le tensioni, certo, possono accadere – racconta il dottore Giuliano -. Vede il busto di Padre Pio? Due anni fa un paziente lo afferrò e lo tirò contro il personale che, per fortuna, riuscì a scansarsi. Un infermiere che si diletta di restauro l’ha ricostruito”. Il presidio insiste su una zona che raccoglie varie sensibilità sociali, culturali e religiose. “Ogni tanto – spiega il ‘grande capo’ – qualcuno si lamenta delle immaginette cristiane, del crocifisso, di Padre Pio… Io rispondo sempre così: non togliamo niente, se vuoi, aggiungi qualcosa tu”.

I ragazzi in camice sembrano sereni. Antonella, che smista il traffico, racconta: “L’importante è sapere comunicare e accogliere. Per esempio, evitiamo che i parenti sostino all’interno e creino confusione”. Altrove, qualcuno, con lo stesso desiderio di ordine, è stato picchiato. “Qui – conclude Antonella – non succede. Al limite c’è un po’ di aggressività verbale. I familiari sanno che i loro congiunti sono seguiti e vengono informati, passo dopo passo”.

Gianni, il caposala, corrobora l’impressione del visitatore: “Sì, ci sentiamo in un’isola felice”. La giovane dottoressa Carmelina, tra gli ingressi più freschi, non ha l’espressione consunta che si rintraccia in altri contesti, magari è un caso, magari no: “Sono qui – spiega – perché ho seguito un cammino di scelte e di sacrifici. E sono contenta”. Nessuno ha chiesto di andare via. Nessuno è in congedo a causa dello stress.

Ai piani superiori si tira qualche somma. Il pronto soccorso assiste circa centosettanta casi al giorno. Dal giugno al gennaio di quest’anno, venticinquemila persone, una più, una meno, hanno varcato la porticina dell’affanno: poco più di trecento i codici rossi, quasi settemila i gialli, sedicimila i verdi e duemila bianchi. Percentuali che richiamano i numeri dello stesso periodo del 2017.

“L’assessore Razza ci ha fatto visita – dice Maurizio Montalbano, il direttore sanitario – mi è parso che lui affronti le questioni con intelligenza e praticità. La pianta organica al completo è fondamentale per ottenere buoni risultati”. “Abbiamo investito molto in sicurezza – dice Fabrizio De Nicola, commissario straordinario -. Nell’area di emergenza c’è la sorveglianza continua. Abbiamo le telecamere. Ma il punto di forza, se posso permettermi, è l’organizzazione con la professionalità”.

Si scende per le scale, al ritorno, che conducono al Padre Pio restaurato. L’umanità che attende è dolente, non disperata. Si entra con pesi da deporre. Si esce con pensieri liberati dalla zavorra, però non si dimentica neanche un volto e le anime innocenti lasciano impronte profonde. Chissà dov’è, adesso, la bimba che piangeva.

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