Politica e potere: milioni bruciati per il ponte che non c'è - Live Sicilia

Politica e potere: milioni bruciati per il ponte che non c’è

Consulenze, ricorsi, progetti approvati, contenziosi, opere propedeutiche già realizzate e il rischio di dover ricominciare, praticamente, da zero

MESSINA – Sembra un po’ lo specchio dell’Italia. Centinaia di milioni di euro già spesi per pagare il conto degli ultimi 20 anni di promesse e burocrazia. Consulenze, ricorsi, progetti approvati, contenzioni, opere propedeutiche già realizzate e il rischio di dover ricominciare, praticamente, dal mito degli anni ’90: “Il ponte a tre campate”.

Ma come? Proprio mentre Nello Musumeci ribattezza l’opera, non realizzata, “Ulisse”, la tela di Penelope della burocrazia e della politica continua a fare il suo corso. Tra le ultime ipotesi, al centro di una relazione del gruppo di lavoro coordinato dal ministero delle Infrastrutture, c’è proprio la possibilità di ricominciare da zero.

Il sunto dei costi

A circa 700 milioni di euro ammontano le penali e i danni rivendicati dal consorzio Eurolink che ha progettato e si è aggiudicato la realizzazione del ponte. Poi ci sono i lavori già realizzati quasi completamente, come la variante di “Cannitello”, per indirizzare i binari ferroviari nella giusta direzione: 300milioni di euro. E ancora, i costi della Stretto di Messina Spa, l’ente appaltante, che, subito dopo la messa in liquidazione, hanno sfiorato i due milioni di euro l’anno.

La tela di Penelope

Dopo 40 anni di battaglie, promesse e souvenir realizzati e venduti a Messina, con il ponte al centro dello Stretto, nel 2003 il Cipe, con la celebre delibera “66”, approva il progetto preliminare dell’opera. La sua realizzazione viene prevista, per il 60%, con finanziamenti da reperire “sul mercato”, per il 40% con le risorse della Stretto di Messina Spa.

L’anno dopo, la Stretto di Messina Spa fa la gara per individuare il contraente generale e affidare la progettazione e costruzione del ponte.

Come spesso avviene in Italia, ogni tappa burocratica viene condita da conferenze stampa, incontri, e la Stretto di Messina Spa stipula, nel 2006, proprio a fine legislatura di centrodestra, il contratto per la realizzazione del ponte: costo di quasi 4miliardi di euro.

Ma lo stesso anno, Berlusconi perde le elezioni, la procedura riceve una prima sospensione. Il general contractor avvia la rivendicazione dei danni provocati dall’arresto dell’appalto, dopo l’aggiudicazione.

Ma nel 2008, l’opera torna a essere “prioritaria”: nuovo governo nazionale, nuovo orientamento. Spunta anche una variante, quella di “Cannitello”, vengono ricalcolate le penali e nel 2009 scatta una nuova convenzione.

Nelle more dell’inizio dei lavori, il Cipe delibera, nel 2009, 300milioni di euro per le opere “propedeutiche”, che si possono realizzare con “autonoma funzionalità”, la celebre variante di Cannitello, per posizionare i binari nella direzione giusta, quella del ponte che non c’è.

Nel 2013, nuovo colpo di scena: la Stretto di Messina Spa viene messa in liquidazione.

I costi della Stretto di Messina Spa

“Considerata l’assenza di attività, se non quella di resistenza in giudizio, affidata, peraltro, ad avvocati esterni, non sono ancora stati ridotti drasticamente i costi della società, inclusi quelli degli organi sociali”. Nel 2017 la Corte dei Conti analizza i costi della Stretto di Messina Spa, che oscillano, dalla messa in liquidazione, da 2milioni di euro l’anno, a un milione e mezzo di euro.

I costi riguardano anche il collegio sindacale, che nei primi anni costa “40.500 euro per il presidente e 27.000 per sindaco”, scrivono i giudici contabili. Tra il 2017 e il 2019 i compensi vengono ridotti.

I professionisti esterni

Rfi e Anas, principali soci della Stretto di Messina Spa, iniziano uno scambio epistolare sui compensi dei liquidatori e dei professionisti esterni. Nel 2016, per esempio, i consulenti costano quasi 300mila euro.

Il colpo di scena

Il rischio, come anticipato, è che si ricominci, praticamente, da zero. Anche perché gli esperti del ministero delle Infrastrutture sottolineano ancora la necessità di “indagini che dovranno permettere di valutare il comportamento meccanico dei volumi di terreno che influenzano e sono influenzati dalle opere a terra e in alveo. Bisognerà inoltre considerare che nelle parti centrali dello Stretto, nella zona assiale del graben, è attesa una subsidenza cosismica superiore al metro in caso di attivazione di faglie ai margini dello Stretto per terremoti di magnitudo superiore ai 6,5 gradi Richter”.

In pratica torna il rischio dei terremoti, per questo l’ipotesi delle tre campate appare gettonata. Ma Eurolink e la Stretto di Messina Spa hanno in mano tutti gli studi che confermano la sicurezza dell’opera già progettata e già realizzata.

E manca ancora più di un anno alla prossima campagna elettorale delle regionali e poco di più, ancora, per le Politiche. Ed ecco che il ponte mai realizzato, in questo periodo nella bocca di quasi tutti gli schieramenti, sembra pronto a regalare nuovi colpi di scena. Nuove promesse, nuovi progetti, nuovi costi. Il rischio è sempre lo stesso: una gigantesca macchina burocratica e politica che giri a vuoto, pagata dai cittadini.


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