PALERMO – “Si può procedere al trasferimento delle risorse agli enti aventi diritto, ad eccezione della Regione Sicilia”. I soldi andranno a tutte le Regioni, tranne alla Sicilia. Con un decreto del 3 ottobre scorso, il Ministero del Lavoro ha escluso l’Isola dalla distribuzione di una torta di quasi 267 milioni di euro destinate a famiglie, minori, portatori di handicap, tossicodipendenti. Soldi che sarebbero dovuti andare ai distretti socio-sanitari. E da lì, ai cittadini più deboli. Ma all’Isola, come detto, quei soldi non andranno. E si tratta di una cifra di tutto rispetto: 27 milioni e mezzo di euro. Già “ripartiti”, mesi fa. La somma più alta, dopo quelle destinate a Lombardia e Campania. Che quei soldi li riceveranno. Come tutte le altre regioni. Tranne la nostra.
Il motivo è molto semplice. I governi siciliani, a differenza di quelli del resto d’Italia, hanno “dimenticato” di rendicontare l’utilizzo delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali per il triennio 2010-2012. Un mancato rendiconto legato all’assenza di programmazione di quei fondi, che per essere destinati devono seguire un iter complesso, che coinvolge enti, Onlus, associazioni e aziende sanitarie. Nessuna programmazione. E quindi, nessun rendiconto. E la responsabilità, in questo caso, va “spalmata” sui mesi in cui, a guidare l’assessorato competente, quello della Famiglia, sono stati, nell’ordine, l’ex governatore Raffaele Lombardo (un incarico ad interim, dopo l’addio di Piraino), Beppe Spampinato e l’attuale assessore Ester Bonafede.
Nessuno di loro ha programmato la distribuzione dei fondi. Che, quindi, non sono state assegnati alla Sicilia “la sola che non ha ancora rendicontato sull’utilizzo delle risorse”, ribadisce il ministero. E la mancata programazzione ha avuto un altro effetto. Quello di bloccare la spesa di altri 50 milioni, sempre del Fondo per le politiche sociali, già nelle casse della Regione. Ma fermo proprio perché non si è andato avanti con l’iter che avrebbe dovuto portare alla concreta distribuzione delle rirorse ai distretti.
Distretti che adesso, in molti casi, sono in grandissima sofferenza. Molti di loro, infatti, non sono più in grado di garantire i diversi servizi sociali. Ci riferiamo a tutti quegli strumenti quali il bonus socio-sanitario, l’assistenza e il trasporto di anziani e disabili, la cura dei centri di accoglienza o di recupero per giovani a rischio disagio o per tossicodipendenti. Tutti quegli strumenti, insomma, che intervengono a sostegno dei Comuni per garantire condizioni di vita migliori alle fasce più deboli della cittadinanza. La Sicilia, insomma, oggi si prende il lusso di lasciare nel cassetto, o peggio, nel cestino, ottanta milioni di euro.
E certamente le condizioni dell’Isola non sono affatto rosee, in questo momento storico. Anche per questo, in tanti tra i giovani disoccupati siciliani, avevano puntato su un altro stumento messo a disposizione dal governo nazionale, per alleviare il proprio disagio economico: il Servizio civile nazionale. Ma anche in questo caso, le “distrazioni” del governo hanno finito per penalizzare i siciliani. Il numero di volontari da poter avviare al servizio, infatti, è determinato da una quota, a livello nazionale, scesa, per quanto riguarda la Sicilia, nel corso degli anni. Nell’Isola, le domande di partecipazione al Servizio civile rappresentano infatti il 17% di quelle nazionali. Fino all’anno scorso, però, la Sicilia poteva contare su una quota del 14% su tutti i volontari d’Italia. Una percentuale che si traduce, ovviamente, nel numero di volontari avviati al Servizio e nella corrispondente somma da erogare alla Regione per il pagamento delle indennità (di circa 400 euro al mese per ciascuno).
Una quota, quella dei volontati per Regione, che viene determinata in sede di Conferenza Stato-Regioni. E le altre Regioni hanno provato a tirare un brutto scherzo alla Sicilia, cambiando le modalità di attribuzione delle percentuali, provando a parificarle a quelle scelte per l’attribuzione delle somme del Fondo nazionale per le politiche sociali. Per farla breve, il tentativo è stato quello di far scendere la quota dei volontari siciliani dal 14 circa al 9%. Un tentativo fallito nel 2011, grazie all’allora tempestivo intervento del dirigente Silvana La Rosa e dell’assessore Andrea Piraino. In quel caso, iniziò un vero e proprio contenzioso che portò a un accordo: alla Sicilia spetta il 14,34% dei volontari: cioè 1213. Ma nel 2013, ecco il nuovo tentativo delle altre Regioni. Anche questa volta, si è provato a far scendere la quota di volontati al 9,19%. Ma stavolta, il tentativo ha avuto successo. Così, adesso, 778 giovani possono essere avviati al Servizio civile, con i Fondi statali. Oltre 400 mini-contratti per giovani siciliani, sono andati persi. Già, perché stavolta, come detto, il tentativo della Conferenza stato-Regioni riesce perfettamente. La decisione è stata deliberata lo scorso 30 luglio. In quel preciso momento, l’assessore della Regione Sicilia Ester Bonafede non c’era. Dopo la pausa-pranzo delle 14, si legge nel verbale della Conferenza, non è rientrata in commissione. E gli altri hanno deciso anche per noi.