"Lo scontro Di Matteo-Bonafede?| Momento di tilt istituzionale" - Live Sicilia

“Lo scontro Di Matteo-Bonafede?| Momento di tilt istituzionale”

Parla il procuratore nazionale antimafia De Raho

ROMA – “È stato sicuramente un momento di tilt istituzionale, laddove due membri si attaccano in qualche modo e fanno riferimento a un qualcosa del passato a dimostrare che non ci sia sintonia, mostra una debolezza dello Stato, lo Stato è forte quando è unito”. E’ quello che pensa il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho , intervistato da Giovanni Minoli su RaiRadio1, dello scontro in diretta tv trasmesso nei giorni scorsi tra l’ex pm antimafia Nino Di Matteo, attuale consigliere del Csm, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, sulla mancata nomina di Di Matteo al Dap.

“Non conosco i motivi per cui Di Matteo è entrato in questa linea, ma è una linea che crea una problematica di difficoltà nell’ambito del circuito istituzionale”. Per quanto riguarda le scarcerazioni dei mafiosi andati ai domiciliari per il rischio di contagio da Covid, in base a una circolare del Dap, ad avviso di De Raho “è un rischio enorme soprattutto tornare a casa e riprendere la possibilità di collegamenti con l’organizzazione criminale di appartenenza e rinforzare ulteriormente quelle organizzazioni che con tanto sacrificio e tanto impegno è costato alla magistratura e alle forze dell’ordine per metterli dentro”. Secondo De Raho, inoltre, “il 41 bis è talmente rigoroso che impone l’isolamento quindi è più facile contagiarsi a casa che in carcere”. Quanto all’espandersi dell’usura, specie in questo momento di crisi economica determinata da pandemia e lockdown aggravata anche dai ritardi con i quali viene erogato l’aiuto dello Stato alle imprese, De Raho rinnova il suo grido d’allarme. “Laddove c’è ritardo, gli imprenditori – ha detto il Procuratore nazionale antimafia rispondendo a Minoli al Mix delle 5 – ricorrono al credito parallelo delle mafie che permette poi alle mafie di controllare le imprese, le mafie tutte stanno utilizzando l’usura proprio per impadronirsi delle imprese”.

(ANSA).


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