VILLAGRAZIA DI CARINI (PALERMO)- Questa è la storia di una morte, tragica, banale, quotidiana, come tante altre. Se non fosse che questa morte – proprio questa, in mezzo a tante altre – somiglia troppo alla vita. Siamo all’ultimo capitolo, alla nudità del commiato. Grazia Bruno, la donna che ha costeggiato un lembo estremo, con la sua fine che non sembrava tale, affronta il passo cristiano dell’addio. I suoi funerali, nella chiesa Santa Maria delle Grazie di Villagrazia di Carini. Ma prima tocca a Marco. Alle dieci e mezza ci sono le esequie di Marco, caduto da bambino, in una pozza e da lì sopravvissuto, sospeso in in limbo vicino e lontano a coloro che lo amano e che lo hanno assistito. Marco conosce oggi l’esito del suo cammino, dopo anni e anni di amore ostinato messo a bruciare sull’altare di un immenso coraggio. Padre Antonio Caruso consola i suoi parenti che lasciano la canonica e si appresta a consolare i figli e il marito di Grazia.
Arrivano. Telecamere. Taccuini. La vicenda della signora che “forse non è morta”, come sussurra qualche curioso, attira. E’ il menù perfetto per la programmazione televisiva, per Pomeriggio Cinque. Si presta a una ricapitolazione scenica di sospiri e fazzoletti. La ragazza che offre consigli sulla viabilità all’ingresso del paese, indicando la strada migliore per raggiungere la zona delle esequie, centra il punto: “Cercate la morta viva? E’ di là”. Ecco. Quasi una variazione pragmatica e poetica del “perché cercate tra i morti colui che è vivo?”.
I figli di Grazia, ai microfoni, insistono. Hanno affrontato lo strazio con calma e compostezza. Tutti simpatizzano per loro. Chi tumulerebbe il corpo della mamma, morbido e ‘umano’, nonostante giorni e giorni di attesa? Ripercorrono il calvario: “Anche stamattina era perfetta. Non c’erano segni di decomposizione. Non abbiamo resistito a vederla nella bara. Perché non è stato possibile attendere? Solo questo chiedevamo. Che fosse sistemata in obitorio, scoperta, in osservazione. E’ un caso che andrebbe studiato”. E’ normale parteggiare per i figli di Grazia e non per i medici che scuotono il capo e affermano: è morta. La scienza è esatta. Ma quale amore inesatto avrebbe sotterrato una madre che appare solo addormentata?
Sono le dodici. E’ l’ora dei funerali di Grazia, mentre Marco è già avanti nel suo viaggio. Padre Antonio durante l’omelia trova la chiave giusta per convincere le ventisette persone raccolte per il rito a pacificarsi: “Meglio sbagliare per eccessiva prudenza che per negligenza – dice -. Ma ogni morte nella resurrezione – continua il sacerdote – in fondo è una morte apparente”. Nella penombra, seduto, con le mani sulla panca, c’è Vincenzo, il marito di Grazia. Gli eventi lo hanno schiantato. Trema. Ha gli occhi arrossati e parla sottovoce. Consegna la sua supplica, soffiandosi il naso: “Vi prego, vi prego, riaprite la bara. Per noi mia moglie era tutto”. I figli scolpiscono il loro dolore con una frase: “Finché vivremo, avremo il rimorso addosso. Nessuno ci libererà dal peso del sospetto che mamma sia stata sepolta viva”. E una carezza sul coperchio della bara, come se fosse una guancia da sfiorare.
Padre Antonio impartisce la benedizione con l’incenso. Sussurra il suo ‘eterno riposo’. Pone fine alla messa con le condoglianze ai familiari. In sacrestia, racconta: “Mi hanno chiamato per il funerale. Poi hanno rimandato la data di volta in volta. Il figlio mi ha detto al telefono: ‘Padre, abbiamo un dubbio. Pensiamo che mamma sia ancora viva’. Non sapevo cosa pensare. Sono stato vicino ai cari di Grazia. Questa storia ha sconvolto la nostra piccola comunità. Pure la scomparsa di Marco ci tocca. Mi ha colpito vedere stamattina la dignità della sua mamma. Sia fatta la volontà di Dio”.
E sia leggero il passo del destino che ha voluto incrociare in una chiesa di Villagrazia di Carini Marco e Grazia. La vita che era identica al sonno della morte, con la morte che somigliava al respiro della vita. Marco è scivolato via in silenzio. Grazia è stata catapultata sui giornali e nelle trasmissioni del pomeriggio. Parleremo ancora della sua fine, senza sapere nulla della sua vita. Ma chissà perché, tornando verso casa, con un occhio al mare bellissimo di febbraio viene di immaginarla piena e felice. Viene di immaginare Grazia in una stanza a finestre spalancate con le sedie in vimini, le tovaglie quadrettate di bianco e di rosso, le pareti illuminate dal sole.