PALERMO – Giuseppe Calvaruso parlava spesso del “suo locale”. E così i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo si sono concentrati sul ristorante “Carlo V” in piazza Bologni, a Palermo.
Ora è finito sotto sequestro e il suo proprietario, Giuseppe Amato, si trova da alcune ore agli arresti domiciliari.
I fratelli Amato – ai domiciliari è finito anche Benedetto – erano in affari con Calvaruso, considerato il reggente del mandamento di Pagliarelli. Volevano “creare un impero per campare di rendita”. Nel frattempo, mentre progettavano grandi affari, e viaggiavano fra l’Italia, il Brasile e la Tunisia, si dedicavano alle attività a Palermo.
Fra queste ci sarebbe la gestione del “Carlo V”. Giuseppe Amato, quando nel 2017 il locale è stato ristrutturato, aggiornava passo dopo passo Calvaruso sullo stato dei lavori: “Niente spettacolo ti mando le fotografie”.
Calvaruso nel corso dell’interrogatorio dei giorni scorsi, dopo l’arresto di Pasqua, ha spiegato di avere eseguito con la sua impresa i lavori di ristrutturazione. La stessa impresa, “Edil professional”, stamani è stata sequestrata perché Calvaruso sarebbe stato socio occulto di Giovanni Caruso. Ed in effetti, nonostante Calvaruso, abbia ammesso di essere socio, non c’è prova documentale della sua partecipazione.
Nell’attesa dei grandi affari Calvaruso cercava di non farsi mancare nulla a Palermo. Se ne andava in giro con una Range Rover sport intestata alla mamma di Giuseppe Amato e poi alla fidanzata. A volte preferiva la Porsche Cayenne, il cui contratto di assicurazione è intestato a Benedetto Amato.
“Squadra che vince non si cambia – diceva Benedetto Amato – praticamente noi dovremmo conservare i soldi di questa miniera che ci ha lasciato mio nonno e praticamente se il caso costruite altre altre situazioni e questo mai abbandonarlo”.
Calvaruso aveva grandi progetti: “… è arrivato il momento Benny di fare tesoro anche soprattutto degli errori e di mettere a frutto i sacrifici… levare questo bere levare tutte cose… poi appena scendo ci facciamo una bella chiacchierata tra fratelli però”.
E quando ‘scendeva’ Calvaruso utilizzava un gommone per godersi il mare palermitano: “… per me ormeggiare… alla Kalsa o Mondello”. Sulla carta il gommone è intestato a Giuseppe Amato, ma era Calvaruso a scegliere persino il colore della tappezzeria: “Interni bianchi debbono essere”.
Nelle parole di Giovanna Calvaruso, sorella di Giuseppe, ci sarebbe la spiegazione del modus operandi: “… diceva mio fratello con la posizione però che ho io, ho problemi a comprare le cose e mi scoccia pure… devono togliere… lascia perdere”. Da qui la scelta, secondo i pm Dario Scaletta e Federica La Chioma, di schermare i beni trasferendoli ad altre persone.