Poste private, maxi truffa |Sequestrati due uffici catanesi - Live Sicilia

Poste private, maxi truffa |Sequestrati due uffici catanesi

Sono due le poste private catanesi, una ad Acireale e una a Palagonia, coinvolte nell’inchiesta “Lost pay” condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla procura di Palermo. Contestati i reati di truffa e appropriazione indebita. (FOTO DANIELA GIERI)

OPERAZIONE LOST PAY
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CATANIA – L’ufficio postale di Acireale in corso Savoia 189 (nella foto) e il centro  a Palagonia in via Circonvallazione 16. Sono queste le due poste private catanesi coinvolte nell’operazione denominata “Lost pay”, condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Palermo. In tutto sono 72 le agenzie di poste private poste sotto sequestro: secondo l’accusa in violazione del Testo unico delle leggi bancarie i centri praticavano servizi abusivi di pagamento. Le accuse sono pesanti: appropriazione indebita e truffa. Palermo, Messina, Catania, Trapani, Agrigento, Roma, Macerata, Lecce, Reggio Calabria, Modena e L’Aquila sono le provincie dove sono arrivati i sigilli, inoltre sono stati bloccati 180 conti correnti utilizzati per il deposito delle somme: sono stati stimati accumuli illeciti di 30 milioni di euro in 18 mesi tramite i pagamenti dei bollettini.

Al momento sono due le persone indagate: Nunzio Giangrande titolare di “Servizi postali” e Graziella Torrisi di “Posta più”, le due società a cui in franchising erano collegate le 72 agenzie sequestrate. L’operazione condotta dal pm di Palermo Paolo Guido è scattata a seguito di alcune denunce presentate alle Fiamme gialle da diversi palermitani, che si sono visti sospendere la fornitura di luce, gas e telefono per il mancato pagamento delle bollette, nonostante gli utenti avessero provveduto a farlo presso gli sportelli delle poste private. La legislazione nazionale sulla liberalizzazione dei servizi postali, imposta dall’Ue, è chiara: per i servizi finanziari (pagamento di bollettini, finanziamenti, F23, F24 e altro) sono necessarie delle concessioni che vengono rilasciate se si è iscritti a un apposito albo o, in subordine, alla eventuale affiliazione a qualche società autorizzata dalla Banca d’Italia a espletare questo servizio. Le poste private sequestrate sono risultate non munite delle necessarie autorizzazioni.

L’inchiesta, ora, potrebbe allargarsi a tutte le società analoghe italiane per verificare se sussistono gestioni abusivi di questi servizi di pagamento. Gli investigatori, inoltre, non escludono la connivenza di alcuni direttori di uffici postali. In questa truffa potrebbe nascondersi lo spettro del riciclaggio, ma al momento non ci sono elementi probatori tali da poterlo affermare con certezza. Su questo fronte saranno importanti gli esiti degli accertamenti tecnici sui sistemi di software delle due società che effettuerà il consulente informatico incaricato dalla procura. Per la gestione delle due aziende è stato nominato un amministratore giudiziario.


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