"Preghiamo San Matteo, proteggici"| L'ultimo mistero su Messina Denaro - Live Sicilia

“Preghiamo San Matteo, proteggici”| L’ultimo mistero su Messina Denaro

Giuseppe Fontana, Fabrizio Messina e Antonello Nicosia pedinati dai carabinieri del Ros

Intercettazioni, messaggi vocali, incontri e consegna di soldi. Nicosia e l'ombra del latitante

PALERMO – “Giratevela a Matteo così mi finanzia il progetto, manda un milione di euro. Ringrazia… minchia ringrazia, così… ci vuole il contributo dalla famiglia… per quello che faccio…”. Così diceva Antonello Nicosia, alimentando il mistero della latitanza del capomafia di Castelvetrano. Nel frattempo i carabinieri del Ros registravano tutto.

Il “Matteo” a cui faceva riferimento, infatti, era Matteo Messina Denaro. Di quale progetto parlava? Probabilmente l’obiettivo era quello di alleggerire il regime carcerario per i boss. Qualora ci fosse riuscito Nicosia, arrestato nel blitz del Gico e dei carabinieri, riteneva di meritare come ricompensa una grossa somma di denaro dalla famiglia mafiosa di Castelvetrano.

L’intercettazione è dello scorso febbraio, ma è a dicembre 2018 che bisogna tornare indietro per rintracciare la genesi del progetto. In particolare, ad una delle tante conversazioni con Giuseppina Occhionero, il deputato nazionale prima di Leu e ora di Italia Viva, di cui Nicosia è stato per alcuni mesi assistente parlamentare. Era stato lui a sollecitare la presentazione di un’interrogazione parlamentare. E sempre lui aveva in mente di attivare un contatto con il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per ottenere regimi carcerari più morbidi: “… noi dobbiamo chiedere la mappatura degli istituti penitenziari dove ci sono i bambini detenuti… tutta la mappatura del 41 bis… e chiedere al Dap – spiegava Nicosia alla donna – anticipare al capo del Dap che comunque noi andremo al 41 per visitarlo… perché qualcuno è stato respinto… poi chiederemo se può fare una telefonata… a Trapani per la riapertura… visto che non c’è la socialità… nei reparti di alta sicurezza… se può per favore riaprire autorizzando…”.

Al 41 bis è detenuto anche Filippo Guttadauro, boss e cognato di Messina Denaro. Al parente del latitante erano rivolte le attenzioni di Nicosia. Ed è probabilmente sempre l’onorevole Occhionero la destinataria di un messaggio vocale in cui Nicosia parlava di Messina Denaro con un tono devozionale: “Noi preghiamo San Matteo…tutti i Matteo… tutti… tutti… tutti…quelli buoni quelli cattivi… San Matteo proteggici… mai contro a San Matteo…mai contro a San Matteo… onorevole Occhionero… mai mai si deve dire che siamo stati contro San Matteo, non si può sapere mai… mai contro a San Matteo, per ora c’è San Matteo che comanda  e noi siamo, preghiamo San Matteo… grazie San Matteo per quello che ci dai tutti i giorni… grazie… grazie… grazie” . Dall’altro capo della cornetta, dicono gli investigatori, la parlamentare ascoltava senza rendersi conto di essere finita dentro un gioco sporco. Occhionero, che non risulta indagata, era ignara di tutto.   

I contatti fra i due sarebbero presto diventati più intensi, tanto che l’11 marzo 2019 sono stati revocati i decreti esecutivi delle intercettazioni telefoniche. La captazione del parlamentare non era più casuale e fortuite. La successiva attività di ascolto telefonico avrebbe potuto coinvolgere stabilmente anche le conversazioni di Occhionero.

Nel corso delle indagini sono emersi i rapporti fra Nicosia e il castelvetranese Giuseppe Fontana, noto con il nome di Rocky, scarcerato nel 2013 dopo vent’anni di carcere. Fontana e Messina Denaro sono vecchi amici. Si conoscono da bambini.

Il 14 febbraio 2019 i carabinieri del Ros hanno intercettato e fotografato Nicosia e Fontana mentre si recavano a Porto Empedocle, nel bar dove lavorava Fabrizio Messina, uomo d’onore e fratello di Gerlandino, un tempo capomafia dell’intera provincia di Agrigento.

Fontana si era fatto accompagnare da Nicosia. Voleva informazioni da Messina su una somma di denaro dovuta alla famiglia mafiosa di Castelvetrano per un’estorsione. Una parte dei soldi doveva essere consegnata al latitante: “… ma l’amico vostro a Castelvetrano è? – chiedeva Messina – … a iddu non gli si deve dire?”. Era Nicosia a rispondere: “… gli si deve dare quello che… il giusto…”. Un istante dopo Fontana scendeva dalla macchina: “… devo posare sto, sto..”. Stop all’intercettazione.

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