Presidente, colga l'attimo | Un altro motivo per dimettersi - Live Sicilia

Presidente, colga l’attimo | Un altro motivo per dimettersi

Il giallo dell'intercettazione su Lucia Borsellino, smentita dalla procura ma ribadita da L'Espresso, ha fatto emergere ancora una volta la lontananza tra il Pd e il presidente Crocetta. Che ha mille buone ragioni per togliere il disturbo, a prescindere da qualsiasi telefonata.

PALERMO – Cercando di incollare i cocci di una giornata surreale, sono diversi gli spunti di riflessione che si offrono al Presidente della Regione e alla sua maggioranza dopo quanto è accaduto ieri. La notizia diffusa da L’Espresso e la successiva smentita della procura – con il settimanale che però ha ribadito l’esistenza della telefonata – hanno aperto e chiuso una giornata frenetica, i cui strascichi sono tutt’altro che chiusi.

E al di là della presunta o inesistente telefonata di Matteo Tutino, restano, intatte e incancellabili, tutte le questioni politiche che questo giornale ha raccontato, mettendo a nudo il fallimento di un’esperienza di governo. Che non può essere salvata dalla nota della procura. Un fallimento che è l’antefatto, non la conseguenza, della raffica di prese di distanza che si sono scatenate ieri mattina dopo l’articolo del settimanale. Dando più che l’impressione che in tanti non aspettassero altro per dare il benservito a Crocetta.

Se la telefonata, come ha spiegato il procuratore capo di Palermo, non esistesse, questo ovviamente, malgrado tutto, offrirebbe ragioni di sollievo ai siciliani, risparmiando alle Istituzioni regionali l’ennesima offesa. Ma non significherebbe che il caso Tutino, con tutto ciò che l’inchiesta si porta dietro e minaccia di svelare, non riguardi più, da un punto di vista politico, il presidente della Regione. E i suoi bluff, la sua inconcludenza, e le piccole e grandi vergogne del suo cerchio magico.

“Volevano farmi fuori”, ha commentato, dopo le lacrime, il presidente della Regione, evocando il metodo Boffo. La vicenda certo dovrà essere approfondita. Ma la cronaca della giornata racconta che nel partito del presidente in tanti non hanno esitato a giudicare quei fatti almeno verosimili. E già questo dovrebbe essere sufficiente a indurre governo e maggioranza a una seria riflessione sull’opportunità di chiudere, a prescindere, questa disastrosa esperienza politica.

Di fronte a un’indiscrezione, senza attendere il timbro della procura sui fatti raccontati da L’Espresso, in tanti nel Pd hanno invocato dimissioni ed elezioni. Il politico più vicino a Crocetta, Beppe Lumia, pur dicendosi “disgustato” ha aggiunto di non poter credere che il governatore avesse davvero ascoltato in silenzio una frase come quella. Non ci pare di aver letto commenti altrettanto increduli da altri compagni di partito. Che evidentemente hanno annusato la notizia se non come vera, almeno come verosimile. Proprio come Lucia Borsellino, che dopo tre anni trascorsi al fianco del governatore ha detto di vergognarsi “per loro”, usando un impietoso plurale. E in fondo lo stesso Crocetta ha ipotizzato prima della nota di Lo Voi, l’eventualità di “zone d’ombra” che gli avrebbero potuto impedire di sentire la frase incriminata.

Quello che si è scatenato ieri, il generale moto di indignazione, ha ricordato tanto, con tutti i distinguo del caso, la famosa fotografia dei cannoli di Cuffaro. Senza volere accostare il governatore di oggi al suo predecessore, la dinamica dell’effetto sull’opinione pubblica della notizia è stata molto simile. Perché quelle parole su Lucia Borsellino, poi smentite dalla procura, sono state avvertite dai siciliani come la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso già stracolmo di malgoverno, fallimenti politici, panzane, scandali e disastri. Che sarebbero, e questo giornale lo sostiene da tempo senza girarci attorno, ragioni più che sufficienti per chiudere questa pagina politica e risparmiare altro guasto a una Sicilia in ginocchio. Tutti, fuorché forse Crocetta, lo hanno ben chiaro. Ma la politica, proprio come nei giorni dei cannoli, ha voluto attendere lo scivolone, l’incidente, per pronunciare ad alta voce l’unica parola possibile per questa Regione e queste istituzioni ridotte ai minimi termini di credibilità: elezioni. Perché nel limbo delle verità, smentite o riaffermate, ce n’è una, tragica e ostinatamente verace: Crocetta e il Pd hanno miseramente fallito la loro occasione di governare la Sicilia. Ed è per questo conclamato fallimento che devono togliere il disturbo. A prescindere da qualsiasi intercettazione.


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