TRAPANI– Si parla anche di “pressioni” esercitate o millantate su amministratori e tecnici comunali nelle carte dell’operazione antimafia che ha portato in carcere cinque persone fra Alcamo e Castellammare del Golfo. Ed è proprio a Castellammare del Golfo che ha sede la Sp Carburanti srl. Dietro l’azienda che gestisce un impianto di benzina agricola in località Fraginesi ci sarebbero la regia e i soldi di Mariano Saracino (nella foto), finito in cella con l’accusa di essere il nuovo capomafia del paese in provincia di Trapani.
Nell’ordinanza firmata dal giudice Nicola Aiello, su richiesta dei pubblici ministeri della Dda di Palermo, Carlo Marzella e Francesco Grassi, in particolare si fa riferimento a tre persone: Giovanbattista Impellizzeri, ingegnere capo del settore urbanistica; Marcello Cascio, geometra e tecnico comunale; Nicolò Coppola, sindaco del Comune, eletto nel 2013 in una lista civica di centro sinistra.
I loro nomi emergono in alcune conversazioni intercettate e sul cui contenuto devono ancora essere trovati i riscontri. “Quel cornuto gli ha fatto un bordello, non gliel’ha voluta dare”, diceva Vito Badalucco, altro arrestato, a Saracino, in riferimento alla visita che il nipote Pietro aveva fatto all’ingegnere Impellizzeri. Saracino era sorpreso: “… anzi questo è uno con cui si ragiona”. Sempre Badalucco diceva che “Cascio a disposizione si è messo ieri… l’altra volta era partito in quarta e poi si sono inquadrati un pochettino. Di fatti con Piero si sono messi a disposizione”.
Ad un certo punto Badalucco avrebbe deciso di coinvolgere anche il sindaco che, così scrivono i carabinieri, avrebbe ceduto alle “pressioni, mostrandosi pronto a parlare con i dipendenti comunali interessati”. Almeno così sarebbe accaduto leggendo le frasi di Pietro Badalucco, intestatario della Sp Petroli e per il quale il giudice ha respinto la richiesta di arresto: “Ho parlato con Nicola, mi ha detto che ci va a parlare e mi ha detto non ti preoccupare, ora lo vedo e ci parlo io, non avere problemi”. Si tratta di circostanze che meritano un approfondimento investigativo. Si è trattato davvero di pressioni oppure gli indagati millantavano contatti mai avuti?