PALERMO – Per diversi giorni Antonio Presti è stato assessore in pectore ai Beni culturali. Un incarico che l’imprenditore e mecenate ha infine rifiutato. Il fondatore della Fiumara d’arte, autore tra l’altro di numerose iniziative culturali, ora però prende una posizione forte “contro tutta la politica”, e rinuncia ai 77mila euro stanziati dalla famigerata Tabella H per la Fiumara e per l’Atelier sul mare di Tusa.
Qualcuno ha criticato lo stanziamento perché lei è amico del presidente Crocetta.
“La scelta della mia vita è stata quella di donare il mio patrimonio alla Regione, la stessa con cui ho dovuto lottare diversi anni per il riconoscimento della Fiumara. Questo patrimonio ora non appartiene al sottoscritto ma al pubblico: l’ho regalato. Tengo a chiarirlo eticamente e politicamente. E poi, me lo faccia dire, non sono io amico di Crocetta ma è Crocetta amico mio. Sono un uomo libero come dimostra la mia storia”.
Eppure la sua associazione ha ricevuto 77mila euro dalla Tabella H.
“Quei soldi non li voglio. La cultura non si può mercanteggiare con la clientela di turno, la mia non è una semplice rinunzia ma un’azione politica. Non si può restare in silenzio, anzi la cultura deve smetterla di essere schiava e sottomessa. La politica tagli le clientele piuttosto”.
Parla di clientele, a cosa si riferisce?
“Gli stanziamenti per la cultura sono stati dimezzati. E poi dei 25 milioni della Tabella H solo cinque sono destinati alla cultura.Gli altri 20? Se l’approccio non cambia non c’è futuro per questa Regione”.
È deluso dall’azione del presidente Crocetta?
“No, sono deluso da tutta la politica. Chiedo rispetto e impegno. Il presidente aveva annunciato che avrebbe tolto la Tabella H, ed infatti l’ha fatto. È stata l’Assemblea regionale siciliana a reinserirla. Forse Crocetta non ha avuto la forza politica per sostenere la sua decisione, forse è dipeso da alcuni equilibri politici”.
Qual è l’obiettivo del suo gesto simbolico?
“Mi auguro che tutte le fondazioni culturali rinuncino al contributo, così che gli stanziamenti possano essere rimodulati in base alla meritocrazia. Questo permetterebbe alle attività meritorie di sopravvivere ed a nuove realtà di essere alimentate. La cultura non deve mendicare, perché il suo ruolo è quello di testimone vigile della società. Per farlo non deve essere asservita all’arroganza ed alla prepotenza del potere e delle clientele”.
Il tema è quella della meritocrazia. Lo stesso governo ha portato in Aula la manovra senza anticipare i criteri per i contributi.
“Bisogna chiarire cosa è realmente cultura. Per esempio il teatro, che va rispettato e protetto senza essere sacrificato dai tagli. È anche giusto chiarire i costi di una produzione teatrale per verificare quelle che sono le reali spese”.
Ora il commissario dello Stato potrebbe impugnare parte della manovra. Qualcuno si auspica proprio la Tabella H.
“Prego Dio che il commissario venga illuminato dalla bellezza del cultura e prenda provvedimenti sulla Tabella H. Serve però che in questi giorni il mondo della cultura prenda posizione”.
Se lei fosse stato assessore avrebbe potuto portare avanti con maggior forza le sue idee.
“Non mi interessa essere massacrato da questa politica. Anzi esigo rispetto dal mondo della comunicazione e della politica. Il mio impegno civico va avanti da vent’anni, anche senza occupare poltrone”.