Palermo, Prezzemolo&Vitale dopo la sentenza: “Offerti 10mila euro all'architetto" - Live Sicilia

Prezzemolo&Vitale dopo la sentenza: “Offerti 10mila euro all’architetto”

Il commento dei proprietari dei supermercati

PALERMO – Dopo la notizia della decisione della sezione imprese del Tribunale di Palermo che ha riconosciuto il diritto di autore del progetto di realizzazione dei primi punti vendita dei supermercati Prezzemolo&Vitale, arriva il commento dell’azienda.

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“La sentenza di ieri è la certificazione che anche i punti vendita, oltre ai nostri prodotti, sono da considerare opere d’arte”. Lo dichiarano Giuseppe Prezzemolo e Giusy Vitale, proprietari della nota catena di supermercati, in merito alla sentenza n.1667/2022 del Tribunale di Palermo che ha stabilito che i negozi palermitani di via Noto, via Sciuti e via Di Marzo sono concept store tutelabili come “opere d’arte”.

​ “All’epoca della progettazione dei locali – spiegano Alessandro Palmigiano e Licia Tavormina, legali della società – la giurisprudenza​ consentiva la riproducibilità architettonica, non essendo l’allestimento dei negozi tutelabili come opere d’arte, pertanto i progetti di realizzazione dei negozi potevano essere replicati senza violare il diritto d’autore dell’architetto che aveva realizzato il progetto di restling”.

Durante la causa, avviata dallo studio che ha seguito i lavori di progettazione dei primi punti vendita della catena, il Tribunale di Palermo ha​ disposto una consulenza tecnica che ha accertato l’unicità e pregio del “concept store” dei negozi Prezzemolo & Vitale corrispondendo ad una filosofia che pone al centro il “cliente”; come poi confermato da una recente sentenza della Cassazione dell’aprile 2020. Nel corso del giudizio, tramite i nostri legali abbiamo, pertanto, secondo la correttezza che contraddistingue la nostra etica aziendale, offerto all’architetto l’importo 10.000,00 euro oltre spese legali (importo pressoché analogo a quello liquidato dal Tribunale in euro 15.000 oltre spese). Tuttavia la cifra liquidata è ben distante dai 150.000,00 euro, oltre spese, richieste in giudizio dal professionista”.


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