Primarie, ma è normale?

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11 Marzo 2012, 11:54

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Sì, le primarie a Palermo sono state una guerra. E siccome in guerra, come in amore, tutto è concesso, stiamo assistendo alla compilazione dell’almanacco delle cose impossibili. Almeno così dovrebbero essere ritenute nel centrosinistra. Ci sono dei fatti. Che in politica valgono tanto. Con una premessa. Che descrive un convincimento che stupisce ancor più delle circostanze conosciute. Pare che, sostengono autorevoli esponenti del centrosinistra, siccome l’elezione primaria è un fatto privato si può fare più o meno di tutto rispetto, financo, alle elezioni vere e proprie. Restiamo convinti del contrario. E cioè che anche le pratiche non certo da boy scout che vediamo all’opera in tutti gli appuntamenti elettorali, non possano trovare cittadinanza in un evento come quello delle primarie. Dunque, non si può fare tutto perché trattasi di una vicenda privata, ma, proprio per tale motivo, si deve fare molto meno.

L’elezione primaria deve essere una casa di vetro. Se non si capisce ciò, tutto può apparire normale. E’ normale rimborsare l’euro a chi va a votare ai gazebo? E’ normale andare a prendere a casa gli elettori per accompagnarli al voto? E’ normale che la scheda elettorale, forse il documento più delicato e sensibile, più della carta d’identità, non sia custodita dal legittimo possessore? E’ normale che si promette a gente disoccupata un interessamento, a qualsiasi scopo diretto, al fine di convogliarla ai gazebo per il voto? E’ normale che si arruoli tutta la gente possibile, anche quella che non ha mai votato per il tuo schieramento e non sa cosa siano le primarie, e magari appartiene ad un altro partito, al solo fine di ingrossare le truppe e aumentare i consensi? E’ normale vedere stazionare per ore, forse per l’intera giornata del voto, parlamentari davanti ai seggi-gazebo, per farsi vedere dall’elettorato in fila? E’ normale che i presidenti dei seggi-gazebo non li facciano allontanare come accade per le elezioni, dove i dintorni dei seggi devono essere assolutamente sgombri da qualsiasi influenza nei confronti dell’elettore?

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E’ normale suggerire il voto a chi ha appena ritirato la scheda per votare? E’ normale che in un appuntamento che dovrebbe essere la festa della democrazia, la Digos intervenga e che i carabinieri si presentino presso la sede del maggior partito della coalizione (?) per acquisire documenti? Sono normali le minacce e le aggressioni ai seggi, da più parti denunciate? E’ normale che tutto si svolga in un clima da guerra civile? Domande. Che riguardano tutto lo schieramento. Non questo o quel pezzo. Tante altre se ne potrebbero porre. Il punto è che le risposte a tali quesiti, all’interno del centrosinistra, dovrebbe essere univoche. Invece così non è. E la cosa più inquietante, se permettete, è proprio questa. E, se proprio vogliamo dirla tutta, è ancora più doloroso che il voto a buon mercato si cerchi tra le categorie deboli, magari residenti in quartieri disperati, magari in condizioni lavorative senza speranza, magari tra gli immigrati.

Se queste sono le premesse, in cosa l’elettore palermitano di maggio dovrebbe distinguere questa da quella proposta politica? Questo da quel faccione tre per sei? “Su tutti i stissi”. Questa frase, negli ultimi giorni, l’ho sentita pronunciare in quartieri popolari e borghesi, da gente con le scuole alte e da soggetti che non hanno mai visto un libro, da giovani e anziani, da donne e da uomini. E chi non dice ciò, guarda con fare interrogativo e sornione. Aspettandosi che tu dica qualcosa, visto che gli hai ripetuto sino alla noia il ritornello dell’importanza democratica delle primarie. Avevo tanti e robusti argomenti per ribattere. I soliti. Ma non me la sono sentita. Perché, a un certo punto, mi sono reso conto che la mia posizione in difesa della bella politica che comunque c’è, di fronte alla cruda realtà, era più ideologica e stereotipata della loro. Potevo limitarmi, ma non me la sono sentita, a chiarire che queste primarie sono state una guerra. Solo che l’hanno chiamata con un nome gentile. Primarie. Che da l’impressione di un qualcosa che inizia, che sboccia, che schiude un percorso. Allora, la prossima volta, per evitare fraintendimenti, chiamatele in un altro modo. Che so. Finale di Partita o Ultimarie. Ancora meglio sarebbe Soluzione Finale. Perché se uno legge un nome simile sa che tutto ciò che vedrà è normale. E se proprio intende recarsi comunque ai gazebo, si doterà almeno di un elmetto protettivo.

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11 Marzo 2012, 11:54

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