Pro Natura libera i fondali |"E' un granello di sabbia" - Live Sicilia

Pro Natura libera i fondali |”E’ un granello di sabbia”

I volontari dell'associazione lavorano freneticamente, cercando di liberare gli animali rimasti intrappolati: un piccolo scorfano tra i copertoni, una cicala di mare tra le maglie di una rete; e poi ricci, ofiure, stelle marine. GUARDA IL VIDEO 

l'operazione di pulizia
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ACI CASTELLO – Si svolge tra Acicastello e Cannizzaro, sui fondali antistanti l’hotel “Baia Verde” e l’Area Marina di Reperimento delle Grottazze. Stavolta è la duecentesima operazione di recupero a cura dell’associazione Pro Natura Mare Nostrum. E’ comunque solo un inizio: “Appena finito, cominceremo a pensare alla trecentesima!” scherza –ma non troppo- Michele Palazzo, presidente dell’associazione. L’operazione inizia alle 8 del mattino ad Acitrezza, con un briefing dettagliato; tre squadre si immergeranno su due punti, affiancate da assistenti in superficie.

Oltre al presidente, partecipano i sommozzatori A. Andreoni, G. Di Maria, M. De Filippo, A. Giuffrida, G. Longo, A. Lundari, S. Maiolino, C. Palazzo, M. Russo, S. Strano. Il lavoro consiste nel rimuovere due reti, diversi copertoni e alcuni grossi spezzoni di moquette da lido; i pezzi sono stati raggruppati e imballati durante gli ultimi mesi, nel corso di venticinque tuffi. Caricate le attrezzature si parte. Ogni subacqueo ha con sé un grande coppo nel quale raccogliere la rete e un pallone da sollevamento, gonfiabile sott’acqua, per spedirla in superficie.

Tra le dotazioni individuali anche una piccola bombola supplementare: in queste immersioni, seppure a profondità non ragguardevoli, i consumi d’aria possono essere alti. Giunti sul posto, la prima squadra si tuffa e dopo pochi minuti, dalla franata -35 metri, emergono alcuni palloni. Il coordinamento con gli assistenti di superficie è immediato: uno si tuffa per avvicinare i palloni, altri issano a bordo il materiale. Durante l’immersione della seconda squadra, sul gommone lavorano freneticamente, cercando di liberare gli animali rimasti intrappolati: un piccolo scorfano tra i copertoni, una cicala di mare tra le maglie di una rete; e poi ricci, ofiure, stelle marine.

Sul fondo l’acqua è di un verde denso, la visibilità non supera i tre metri e ogni blocco di materiale spinto in superficie solleva nuvole di sedimento. Quindi è il turno della terza squadra sull’ultima rete, la più profonda (-47 metri) e anche la più pesante: richiede diversi palloni per arrivare in superficie, e tutte le braccia disponibili. Così il recupero è completato. Si rientra costeggiando i faraglioni e l’isola Lachea; arrivati al porticciolo i rifiuti sono sbarcati e raccolti dalla nettezza urbana: riempiono un cassone intero. “Ma non è il nostro recupero più grosso”, puntualizza Michele Palazzo, ricordandone uno memorabile proprio nelle acque trezzote. Peraltro, nuove operazioni sembrano prepararsi per l’associazione da qui ai prossimi mesi.

“Sappiamo che si tratta di un granello di sabbia”, continua Palazzo, “ma speriamo che almeno il mare possa essercene grato”. Grato il mare? La questione affascina: si può stabilire con le acque (o con ogni altro ambiente naturale) una forma di empatia? “A me è capitato di osservare spettacoli notevoli: evoluzioni di delfini, pesci spada che saltavano fuori dall’acqua. Mi piacerebbe che anche altri potessero ricevere qualcosa di simile”, ci risponde il presidente. Ma osservando i sommozzatori di oggi, appare molto chiaro che ciascuno abbia meritato la propria parte di bellezza e soddisfazione.

 

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