Processo al Palermo - Live Sicilia

Processo al Palermo

Palermo criticato dai tifosi dopo la sconfitta col Modena. Palermo col suo mercato asfittico e le partenze. E l'imputato non può essere che lui...

L'avvio deludente dei rosa
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Nella piccola ed ennesima tragedia sportiva del Palermo che prende tre cazzotti dal Modena, denotando un angosciante mancanza di tutto, e così comincia sotto funestissimi auspici la sua avventura in Serie A, le parti in commedia sono quelle di sempre.

A Zamparini tocca il ruolo di Zamparini. Presidente-enigma. Poliziotto buono e cattivo della medesima storia. Padre della patria e padre-padrone. Il mangia-allenatori che, ovviamente, dopo la debacle ha messo l’onesto Beppe Iachini sulla graticola, accusandolo, in sostanza, di azzardo. La corrucciata Penelope che fa e disfa la sua tela, seguendo le variabili impazzite di un Grande Disegno che nessuno ha mai davvero decrittato.

Iachini fa Iachini, appunto. Cioè il solito allenatore bravo (oltretutto, galantuomo nella persona e raro nella sensibilità) che deve raccogliere il mare con un secchiello. Sicché la trama non cambia: il tapino di turno in panchina lancia alla piazza proclami che narrano di sfide all’ultimo sudore, promettendo che la bandiera non sarà mai ammainata. Nel frattempo, invia occhiate supplichevoli verso l’alto dei cieli rosanero, dove abita colui che potrebbe trarlo dall’impaccio, semplicemente comprando qualche giocatore di calcio. Ma da lassù, nisba. Dunque, un povero mister finisce per impazzire, prima che l’annunciato e immancabile esonero gli dia il sollievo del colpo di grazia.

Ricordate la faccia di Guidolin dopo la separazione? Era il visino cuorcontento di un neonato in braccio alla mamma. Invece, Iachini ha i lineamenti tirati, il ghigno isterico e il cappellino nervoso. Guadagnerà anche bene, ma – il punto lo poniamo proprio in chiave solidale – è giusto trattarlo con tale indifferenza? Ed è giusto sbertucciare i tifosi – gli altri attori, loro malgrado, di questa piccola tragedia-commedia – dicendo che il Palermo è forte e vincerà, che Ujkani quasi quasi somiglia a Buffon, che Pisano basta, che Dybala avanza, che siamo fortissimi, completi e brillanti?

Le previsioni esistono solo per essere smentite. Magari questo Palermo vince il campionato e la critiche scarpineranno lungo la collina amara dei pronostici falliti, pronte al ripudio. Tuttavia, per quanto visto col Modena e per altro, l’analisi vira verso un colore più nero che rosa. I ragazzi di Beppe non possono salvarsi. Non hanno l’attrezzatura tecnica minima per affrontare la serie A. Meglio anticiparlo adesso il processo, piuttosto che subirlo a fine campionato, con la frittata già spadellata.

E l’imputato non può che essere lui, Maurizio Zamparini. Litania obbligatoria in premessa: non dimentichiamo chi eravamo e chi siamo adesso. Ma i rapporti di coppia (una città e il patron) funzionano su un piano di parità che prevede sempre l’obbligo di cantarle chiare. Il problema è visibile a occhio nudo: ci vogliono soldi. Ci vogliono operazioni serie che partano dalla conferma dei migliori dell’organico per procedere a innesti di qualità. Ci pare che si vada in senso contrario.

La crocifissione mediatica (se ne vuole andare, è vecchio, abbiamo Ujkani) di Stefano Sorrentino, per esempio, prende le forme di un grottesco e premeditato pasticcio, con precisazioni in retromarcia da minimo sindacale, grande quanto la rabbia dei derelitti che sabato si sono recati al ‘Barbera’. Il figlio d’arte (Roberto, suo padre, fu un grandissimo del ruolo) è uno dei pochi elementi di valore a disposizione del mister. Lo è per una collaudata esperienza che ancora si accoppia a una buona freschezza atletica. Allora perché spingerlo alla rottura?

Per il peccato originale già accennato. Il presidente non investe, preferisce il recupero dei crediti, non intende scucire più un centesimo di euro dalle parti di viale del Fante. Alla luce del dato che appare noto, si spiegano le scelte di una estate avarissima di colpi, gravida di delusioni. Via Sorrentino, presumibilmente. Poi c’è la telenovela di Hernandez, impacchettato con un fiocco in testa e presentato alla porta dei club europei, quasi a mendicarne l’acquisto. Via un direttore sportivo col pelo sullo stomaco, esperto di cose e di persone, aziendalista, non autolesionista, come Perinetti.

Dentro Ujkani, la grande promessa, portiere non scarsissimo, bravo ragazzo, incapace di guidare la difesa con un minimo di autorevolezza e di compiere un miracolo che sia uno. infatti Samir para appena l’ovvio. Dentro (forse) il difensore slavo dal nome fascinoso, con un occhio a Portanova, giocatore di esperienza (perché non Collovati?). Dentro Ceravolo, che merita rispetto perché lavora in condizioni proibitive, ma che non appare il Ds ‘di guerra’ utile alla posta in gioco, il muro di cinta capace di scovare il campioncino e tenere a bada  un datore di lavoro fumantino, egocentrico, convinto di poter fare di tutto, anche accomodarsi in panchina. In sintesi: via il meglio, dentro quello che rimane nel piatto. E il piatto piange, nel solco di un canovaccio che conosciamo già.

Ecco perché, all’indomani del Modena, le frasi di commiato di Perinetti suonano come un monito: “Abbiamo deciso d’intraprendere strade diverse. Le mie idee con coincidevano con quelle del presidente, tutto qui”. Ecco perché sarebbe opportuno conoscerle queste idee. E nel dettaglio.

Caro Presidente Zamparini, vorrà parlare chiaro almeno una volta, senza scambiare osservazioni legittime per oscuri complotti? Le parole col contagocce non bastano più. Il Palermo le interessa ancora o non sa più che farsene? E se non sa che farsene, perché continuare a illudere la gente che, nonostante tutto, crede, ama, spera? E’ la breve punteggiatura di domande che ci permettiamo di sottoporle, in attesa di un gradito cenno. Perché adesso contanto le risposte vere. Tutto il resto è Portanova.


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