Caltanissetta, processo in corso | Chi sono gli altri imputati

Caltanissetta, processo in corso | Chi sono gli altri imputati

Il Tribunale di Caltanissetta

Il dibattimento è entrato nel vivo con la citazione di una lunga lista di testimoni.

PALERMO – Sono passati due anni e mezzo dal settembre 2015 quando i finanzieri della Tributaria perquisirono l’ufficio di Silvana Saguto, allora presidente della sezione Misure di prevenzione al piano terra del nuovo Palazzo di giustizia di Palermo. Le microspie registrarono la “mala gestio” dei beni sequestrati.

Il dibattimento è in corso a Caltanissetta. Sotto accusa, oltre a Silvana Saguto, ci sono il padre del magistrato, Vittorio Saguto, il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Walter Virga, Aulo Gigante e Nicola Santangelo, il colonnello della Dia Rosolino Nasca, i docenti universitari Roberto Di Maria e Carmelo Provenzano, la moglie e la collaboratrice di Provenzano, Maria Ingrao e Calogera Manta, l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, l’ex giudice della sezione misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte. Stralciata e trasmessa a Palermo la posizione del professor Luca Nivarra.

Hanno scelto il giudizio abbreviato invece i magistrati Tommaso Virga, padre di Walter, Fabio Licata e il cancelliere del tribunale Elio Grimaldi.

La sfilza di contestazioni si apre con l’abuso d’ufficio che Saguto avrebbe commesso in concorso con Tommaso Virga (assolto dal Csm nel procedimento disciplinare chiuso con la condanna di Saguto), ex presidente di una sezione penale del Tribunale di Palermo e trasferito alla Corte d’appello di Roma. Virga, esponente di spicco della stessa corrente di Saguto e componente del Csm, “chiedeva alla collega o si limitava a manifestare interesse affinché il figlio Walter fosse nominato amministratore giudiziario”. Così avvenne per i sequestri Rappa e Bagagli, nonostante l’ex presidente lo considerasse “un ragazzino da niente”. La nomina “era volta all’esclusivo scopo di compiacere Tommaso Virga da cui essa si attendeva autorevole sostegno presso il ministero della Giustizia, il Csm, l’Associazione nazionale magistrati e la stampa”. 

Una volta insediatosi nella procedura Rappa, Walter Virga avrebbe organizzato una presunta truffa per nominare Luca Nivarra, professore di Diritto civile all’Università di Palermo e avvocato come consulente per seguire pratiche legali che già altri professionisti stavano seguendo. Una duplicazione costata 15 mila euro per sei mesi con il compito di coordinare, secondo l’accusa solo sulla carta, cause che riguardavano la Finmed e la Med Immobiliare. Tra i primi favori ottenuti da Saguto ci sarebbe stata l’assunzione di Mariangela Pantò, fidanzata di uno dei suoi figli, nello studio di Walter Virga. Da qui l’ipotesi di “induzione a dare o promettere utilità”.

All’ex presidente, assieme al marito e a Cappellano Seminara, viene contestato il più grave reato di associazione per delinquere. Il patto avrebbe previsto che Saguto scegliesse l’amministratore giudiziario ottenendo in cambio la nomina del marito come consulente. Caramma avrebbe così incassato parcelle “gonfiate” oppure per prestazioni mai svolte. Lunga la lista delle consulenze per centinaia di migliaia di euro pagate da Cappellano Seminara a Caramma che riguardano sequestri disposti da altri Tribunali siciliani. Perché Cappellano aveva incarichi in tutta l’Isola: Calcestruzzi (Caltanissetta), Ignazio Agrò (Agrigento), Diego Agrò (Agrigento), Allegro (Caltanissetta), Tarantolo (Trapani), Amoddeo (Palermo), Padovani (Caltanissetta).

E poi ci sarebbero i soldi in contanti: Cappellano Seminara avrebbe consegnato al giudice “almeno 20 mila euro il 30 giugno 2015 e 26.500 euro fra novembre 2014 e febbraio 2015”. Ad un certo punto, però, forse perché iniziò a temere il peggio, l’ex presidente Saguto avrebbe deciso di sganciarsi da Cappellano Seminara per puntare su altri amministratori giudiziari. Ed ecco che i pm contestano la nascita di una nuova associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte Lorenzo Caramma, Carmelo Provenzano (che nominava nelle sue amministrazioni giudiziarie la moglie Maria Ingrao e una sfilza di parenti) e Roberto Nicola Santangelo.

Avevano in mente “un piano più grosso, cioè un progetto professionale, politico” per piazzare, così sostiene l’accusa, persone a loro gradite nelle società. A Santangelo e Provenzano fu assegnata la gestione dei sequestri Acanto, Virga, Ingrassia, Vetrano e Raspanti. Saguto in cambio avrebbe segnalato gente da assumere, ricevuto cassette di frutta e verdura e ottenuto una corsia preferenziale per il figlio che doveva laurearsi alla Kore di Enna. Il professore Roberto Di Maria, preside della facoltà di Giurisprudenza e relatore della tesi di Emanuele Caramma in Diritto costituzionale, lo avrebbe aiutato per “la fine di un percorso”. E anche lui sarebbe stato ripagato con una consulenza da mille euro. Santangelo e Provenzano avrebbero scambiato le amministrazioni giudiziarie come un ufficio di collocamento personale per parenti e amici.

Stessa cosa sarebbe avvenuta con Rosolino Nasca, colonnello della Dia in servizio a Palermo e poi trasferito, che avrebbe ‘controllato’ un altro amministratore giudiziario, Giuseppe Rizzo, tramite il quale contava di sistemare il marito della Saguto (“Tranquilla ti dico io come fare… non comparirà da nessuna parte. Come? Viene assunto da una terza persona”), la fidanzata del figlio (“Vabbè tanto poi la sistemiamo ancora meglio, non ti preoccupare”).

Anche l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo è indagata per concussione in concorso con Saguto. Saguto avrebbe imposto all’amministratore Alessandro Scimeca l’assunzione del figlio di un amico della Cannizzo, Richard Scammacca, all’Abbazia Sant’Anastasia sequestrata all’imprenditore Francesco Lena. E poi ci sarebbero i falsi commessi dal giudice Licata nei provvedimenti di liquidazione eseguiti dal collegio (ad esempio quello di Italgas) di cui faceva parte insieme a Lorenzo Chiaramonte.

Di corruzione è imputato un altro amministratore, Aulo Gigante, che avrebbe assunto il figlio della cancelliera e amica di Saguto, Dorotea Morvillo, nell’amministrazione dei beni dei Niceta.

Infine, ci sono tutte le contestazioni per abuso d’ufficio per l’utilizzo disinvolto da parte dell’ex presidente degli agenti di scorta, a disposizione del magistrato per sbrigare faccende private e accompagnare altre persone. 

 


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