Processo Salvini, il fondatore di Open Arms: "A bordo situazione grave" - Live Sicilia

Processo Salvini, il fondatore di Open Arms: “A bordo situazione grave”

E' in corso, in questi momenti, una nuova udienza all'aula bunker di Palermo
IL CASO
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“Speriamo di avere giustizia. Salvini ha la sua versione, in realtà i ministri che sono stati sentiti hanno detto che quella decisione l’ha assunta lui, la responsabilità è sua”. Lo ha detto ai cronisti Oscar Camps, fondatore di Open Arms, arrivando nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone dove stamattina sarà ascoltato come teste nel processo a Matteo Salvini, imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere tenuto per due settimane in mare, quattro anni fa, 147 migranti soccorsi dell’imbarcazione della Ong spagnola. Nell’aula bunker sono arrivati anche il ministro e il suo legale, l’avvocato Giulia Bongiorno.

Il fondato di Open Arms si è espresso anche sull’accordo Ue per la gestione dei migranti: “È un accordo che non sembra così efficace. Vediamo cosa succederà e cosa accadrà in Italia, in Spagna e in Grecia, ma non mi sembrano decisioni importanti. Open Arms è di nuovo in mare per la sua missione numero 100. Continueremo a denunciare le violazioni cui assistiamo, è il nostro dovere e continueremo a farlo”.

“Casi di scabbia, mancanza d’acqua, donne abusate, molti minorenni. Perfino tentativi di suicidio. C’era una grave emergenza umana e sanitaria a bordo della Open Arms a cui, nell’agosto 2019, veniva negato lo sbarco in un porto italiano”. Lo afferma, al processo a Matteo Salvini a Palermo, il fondatore della ong, Oscar Camps.

“Siamo dovuti intervenire per raccogliere una persona che si era lanciata in mare”, racconta Camps che ricostruisce “i momenti drammatici vissuti a bordo dopo una lunga permanenza in mare, anche in condizioni climatiche difficili”. A bordo della nave dei soccorritori c’era, dice Camps, “molta tensione”. Alcune persone avevano la scabbia, altre erano disidratate. Oltre alla mancanza di acqua, non c’era neanche medicine a sufficienza. “Erano tutti provati per una situazione assolutamente insalubre”, aggiunge il fondatore di Open Arms. Testimone di quelle sofferenze fu l’attore Richard Gere che si trovava a Roma e si trasferì a Lampedusa da dove venne poi trasferito a bordo della nave. A Camps aveva dato la disponibilità “a fare qualcosa” per superare il blocco proseguito anche dopo una decisione del Tar favorevole all’Open Arms. Solo dopo l’intervento del procuratore di Agrigento del tempo, Luigi Patronaggio, la nave poté raggiungere il porto di Lampedusa.


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